Comincia ad essere sempre più chiaro il fatto che le politiche di austerità del governo dei banchieri,stanno generando solo recessione. Assistiamo, di fatti, a tante reazioni preoccupanti di Confindustria e lavoratori, convinti che la perdita di peso sociale e politico del lavoro e quindi la riduzione dell’occupazione viene vista come causa stessa della crisi. L’effetto recessivo delle politiche intraprese dal governo ed avallate ad occhi chiusi da un Parlamento di nominati tende, altresì, a vanificare gli sforzi per ridurre il deficit pubblico, poiché i duri sacrifici imposti alle categorie più deboli della società non solo non generano un ritorno positivo, ma sono essi stessi causa del peggioramento della situazione di crisi. Ma di tutto questo ho già parlato nei giorni scorsi e quindi lascio alla riflessione dei lettori ogni commento, anche critico, poiché ho rispetto delle altrui idee e convincimenti…Guai se non fosse così, non ho mai digerito un “pensiero unico” ed ho sempre rispettato il mio prossimo anche per le idee contrarie alle mie. Oltretutto, critica e diversità delle idee non sono forse il sale della democrazia? Sempre che questa parola abbia ancora un senso.
Non ha senso, invece, il durissimo attacco alla Sanità pubblica che sta operando il governo nazionale. Perché di questo si tratta, di una vera e propria offensiva volta a ridimensionare il Servizio sanitario pubblico, per aprire la strada ad uno sviluppo parallelo del servizio privato. Altrimenti come decifrare la sordità e la cecità con cui il governo sta insistendo sui tagli lineari alla sfera sanitaria, già sottoposta ad una cura dimagrante dal fu Tremonti? Non si può equiparare la sanità pubblica, ovvero la tutela della salute dei cittadini, a qualsivoglia servizio e definirla solo come fonte di sprechi. Certo, colpire il malaffare, l’opacità delle gestioni o gli sprechi va bene, ma ciò non può avvenire con misure indifferenziate ma con una riqualificazione del sistema e della spesa, senza mai prescindere dalla difesa dei livelli essenziali di assistenza.
Non è accettabile un meccanismo in cui la revisione della spesa diventa comunque un taglio indifferenziato per un livello verso il basso. La razionalizzazione, come la chiamano, non è quella di ridurre i posti letto, chiudere i piccoli ospedali e tagliare persino sul personale, meno ancora quella di un aumento generalizzato dei ticket che vanno a gravare sempre sui redditi delle famiglie. Così si affossa completamente il sistema salute, oltre che la sua realtà produttiva!
Salvatore Ferrara