Appena si insedierà come governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, pronto a dimettersi da eurodeputato per l’incompatibilità dei due ruoli, come primo atto revocherà “tutti i consulenti esterni” e avvierà “una maxi-rotazione” dei superburocrati “perchè nessuno può pensare di essere inamovibile”, a cominciare dall’esterno dirigente generale Ludovico Albert, piemontese arruolato da Raffaele Lombardo: “Può già fare le valigie”. Anche i partiti che lo sostengono, Pd, Udc, Api e Psi, sono avvertiti: “Non sono un ostaggio, nella mia giunta mi piacerebbe avere il 50% di donne” comunque “persone rigorose, oneste e competenti”.
Al momento l’unica certezza è Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, indicata prima del voto come assessore alla Sanità. Ed è sicuro che all’Assemblea, nonostante i 39 deputati su 90 conquistati dalle sue liste non bastino per governare, avrà “una maggioranza bulgara” composta “da uomini di buona volonta”, perchè “anche i grillini sono deputati come gli altri a meno che non decidano di grillare anche in Parlamento” e perchè nel Mpa e nel Pdl “non tutti sono demoni”. Ma “senza inciuci”, chiarisce il neo presidente che cita nientemeno che il comandante Che Guevara: “Saremo miti con durezza”.
E in serata, a Ballarò, su Rai 3, promette: “Taglierò il mio stipendio del 50%. La prima legge che proporro? Gli indagati di mafia, corruzione, associazione a delinquere non potranno ricevere nè incarichi dalla regione nè presentarsi come candidati”.
Rilassato, compassato, disponibile. Il giorno dopo il trionfo, Crocetta fa capire di che pasta è fatto. “Sono uomo del dialogo, non dello scontro” è il messaggio diretto ai suoi ma soprattutto all’opposizione con la quale dovrà confrontarsi per trovare la maggioranza “sui singoli provvedimenti”. Non scarta nessuno. “Se personalmente Gianfranco Miccichè è disponibile a condividere il mio programma, ben venga”, afferma l’ex sindaco di Gela, che non sbatte porte in faccia rimarcando però che “l’alleanza rimane quella che mi ha sostenuto fin dall’inizio della campagna elettorale” e che “il mercato degli inciuci è finito”.
Il suo appello è rivolto all’intero arco parlamentare. Al quale propone “un patto sociale di risanamento e di rigore, senza fare macelleria sociale”. Cominciando col trovare soluzioni per i 18mila precari degli enti locali, molti dei quali a fine anno rischiano di rimanere senza posto per la scadenza dei contratti. La Regione ha le casse “al verde”, Fitch l’ha appena declassata a BBB da BBB+ con outlook negativo, c’è un debito che a dicembre sarà di quasi 6 miliardi di euro, e c’è un bilancio da approvare prima di Capodanno per non inciampare subito in un esercizio provvisorio lacrime e sangue. “Andrò a Bruxelles per confrontarmi sui 5,7 miliardi di fondi Ue non spesi dalla Regione e poi chiederò un incontro a Monti” annuncia Crocetta che dall’Assemblea regionale si aspetta “collaborazione, indirizzi” e anche “contestazione”.
“Ma certamente non interferirò nella scelta di chi dovrà fare il presidente dell’Ars”, assicura nel rispetto dei poteri istituzionali. Un consiglio lo dà invece a Bersani, il suo candidato alle primarie: “Vale la pena allearsi con l’Udc”, perchè “non è più il partito di Cuffaro”. E invita Sel e Idv a rinunciare “alla battaglia identitaria” che li ha portati “sul terreno dell’anti-politica, perdendo il duello con il Movimento di Grillo”. Che accusa di “demagogia” quando l’argomento si sposta sui tagli alle indennità dei parlamentari, che secondo i deputati cinquestelle non dovranno superare i 2.500 euro netti, come scrivono in un disegno di legge, il primo che intendono presentare in Assemblea. “Vogliamo fare suicidare i deputati?”, sbotta il governatore che come modello ha il Parlamento europeo: “L’eurodeputato che non si presenta alle sedute e non lavora non prende nulla”. Ma “di questo – assicura – ne discuterò coi gruppi parlamentari”.