“L’Idv è morto come partito, ma non solo: è il sistema dei partiti a essere morto. Lo dico da tempo fin da quando sono stato eletto. A Vasto abbiamo deciso di aprirci alla società civile, ma secondo me c’è qualcuno che vuole celebrare il funerale senza che ci sia il morto, o meglio qualcuno che vuole svincolarsi”: così a Tgcom24 il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando (Idv).
“Oggi è in gioco la possibilità di avere una posizione politica che non cede al politichese degli inciuci. Il problema non è Di Pietro – aggiunge Orlando – è quello di avere una forza radicalmente alternativa che non cali la testa alla violazione dei diritti dei cittadini. A dicembre bisogna fare questa grande assemblea in cui si lanci l’apertura alla società civile. A molti dà fastidio che Di Pietro vada da mesi dicendo che se l’Idv non si distingue dai partiti rischia di essere morto come tutti gli altri. Di Pietro il ruolo ce l’ha perchè ha costruito un’alternativa credibile. Il tema non è il congresso, ma è se riusciremo ad arrivarci come forza innovativa”.
Sugli errori di Di Pietro aggiunge: “L’errore più grande di Di Pietro è stato quello di credere che fosse possibile partire da solo, senza alcun apparato, per creare un progetto politico. Nel momento di passare da un partito personalistico a un movimento aperto è arrivata la condanna a morte. La seconda Repubblica ha trasformato la volgarità in un sistema diffuso. Il conflitto di interessi è diventato popolare e non di pochi. L’appartenenza è la condizione necessaria per fare l’operaio a Bergamo e non solo il dirigente a Palermo”.
Sull’ipotesi di una fusione con Grillo, Orlando risponde: “Le fusioni fredde non funzionano mai. Grillo manifesta il termometro della malattia dei partiti in Italia. Non si può curare la malattia rompendo il termometro, ma nemmeno pensare che basti quello per guarire”.
Altro tema affrontato il progetto della rete dei sindaci. Orlando spiega: “Abbiamo in mente di non farci triturare da un sistema di partiti fatto da un Parlamento di nominati. I sindaci sono eletti dai cittadini e non godono dei privilegi della casta. Tosi? Vi sembra uno di destra? Io, Tosi, Pizzarotti e De Magistris non facciamo parte dello stesso partito, ma ci siamo trovati per trovare punti di contatto per chiederci quali sono i valori di riferimento. Questa rete possiamo chiamarla movimento di democrazia costituzionale. Sono un sindaco, il mio partito si chiama Palermo”.