Eppure Tomasi di Lampedusa narra una storia, sempre attuale, in “questo paese che a poche miglia di distanza ha l’inferno attorno a Randazzo e la bellezza della Baia di Taormina” e dove “ questi monumenti, anche, del passato, magnifici ma incomprensibili perché non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti” dove “tutti questi governi, sbarcati in armi da chissà dove, subito serviti, presto detestati, e sempre incompresi”.
La Sicilia, in un periodo di cambiamento, con la fine dei Borboni, con Garibaldi e la nascita del Regno d’Italia, descritta, nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa come è ancor oggi, eternamente immobile.
Deve pensare a questo, il mio romantico ma deluso scienziato spagnolo, viaggiatore, sbarcato a Palermo dopo l’Egitto, impegnato con le Nazioni Unite a salvaguardare, entro il 2015, lo strato di ozono e la nostra salute. Il tempo, quello fissato dal Protocollo di Montreal, dice lui, con il suo italo-spagnolo comprensibilissimo, nonostante più dell’80% della produzione di sostanze responsabili dell’assottigliamento dell’ozonosfera sia stato eliminato, è ormai arrivato, e ora si deve correre.
Bene, bene, penso io. Siamo abituati a sentir parlare di Protocollo di Kyoto, meno del Protocollo di Montreal, eppure è uno degli accordi ambientali internazionali che abbia avuto la maggiore affermazione.
Ma che cosa è? In attuazione della Convenzione di Vienna del 1985, il Protocollo di Montreal nel 1987 ha fissato obiettivi, misure e scadenze per ridurre la produzione e l’ uso di gas e di sostanze chimiche come Aloni, Clorofluorocarburi, Tetracloruro di Carbonio, Tricloroetano, Idroclorofluorocarburi, Bromuro di Metile, pericolose per la fascia di ozono stratosferico, la barriera gassosa che difende e scherma la terra dai raggi ultravioletti. La trasformazione industriale nei paesi maggiormente sviluppati ha avuto si dei costi, ma a questi sono corrisposti benefici relativi soprattutto alla diminuzione di casi di tumori della pelle e di casi di cataratta, e anche vantaggi relativi alla riduzione dei danni economici per la pesca (dovuti alla diminuzione del fitoplancton) e per le produzioni agricolo – forestali (dovuti alla inibizione della fotosintesi) e ancora vantaggi per la diminuzione dei problemi provocati dai materiali da costruzione (PVC) .
Anche a livello climatico si sono ottenuti notevoli giovamenti; infatti la diminuzione delle emissioni di gas dopo il protocollo di Montreal è superiore rispetto alla riduzione dei gas serra ipotizzata nel primo periodo di intervento dal protocollo di Kyoto.
Ma il nostro romantico amico Antonio, ingegnere chimico spagnolo ormai in pensione, che ha accettato il richiamo dell’UNIDO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale, per dare il suo contributo alla realizzazione degli obiettivi fissati per il 2015 dal Protocollo, adesso corre, corre, e tra una Conferenza e l’altra, in Egitto prima, Tunisia, e Dubai immediatamente dopo, si è spinto a realizzare il desiderio di visitare Palermo, quella da lui immaginata nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, e di andare a vedere al Teatro Massimo l’opera teatrale drammatica di Giuseppe Verdi tratta dall’omonima tragedia di William Shakespeare: l“Otello”.
Deluso forse perché ha percepito quel senso di profonda incertezza e impotenza sul futuro che si respira già nell’aria: il traffico, il disordine urbano, la scarsa pulizia della Città, la carenza dei parcheggi e dei trasporti locali, l’inquinamento acustico, la qualità dell’aria, e l’inadeguata illuminazione della bellissima Città monumentale, e non perché vive a Barcellona, la città di Gaudì che con più di un milione e mezzo di abitanti oltre ad un flusso costante di milioni di turisti all’anno, è più ordinata, giovane e gaudente.
Ma così come il Moro di Venezia, “Otello”, conquista l’amore di Desdemona con la narrazione delle sue pericolose avventure, allo stesso modo speriamo di averlo affascinato e conquistato, e di avergli rapito il cuore con l’ospitalità e con i nostri racconti, e di accompagnarlo nel suo prossimo viaggio in Sicilia, alla ricerca della “città di Persefone, città la piu bella tra quante albergo sono di uomini, o amica del fasto che presso Acragante ferace di greggi, ti levi su clivo turrito…” così narrata da Pindaro, la Città degli antichi Greci, della Valle dei Templi, la Città di Agrigento.
Per un po’ mi sono dilettata a seguire la mia vena romantica nei racconti del mio amico Antonio, trascurando per un week end i miei lavori di progettazione di ingegneria edile che aspirano, anche loro, a raggiungere un obiettivo, il consumo con impatto energetico quasi zero, e mi sento sulla sua stessa lunghezza d’onda: tecnologia, scienza e poesia possono e devono migliorare il mondo in cui viviamo.
Ing. Daniela Mirotta