sicilia-provinceDipendenti del pubblico impiego in piazza a Catania insieme con il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

Sotto la sede della Provincia Regionale e della Prefettura in via Etnea hanno manifestato contro i provvedimenti di soppressione delle province che stanno facendo emergere problemi per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Il sit in è stato organizzato dalla Confederazione nazionale insieme alla Uil e alla Uil-Fpl di Catania.


“Più di 20 mila persone, più i precari rischiano il posto di lavoro – ha detto il leader della Uil Barbagallo – anche se non apriamo una trattativa per arrivare alla definizione delle competenze e stabilire a chi saranno assegnati e i servizi che dovranno essere fatti, ci sarà il rischio che i dipendenti delle Province non sapranno dove andare. In Sicilia c’è l’aggravante che se si assegnano ai Comuni, che sono già in dissesto finanziario, il dissesto aumenta”.

“L’Italia si è rimessa in corsa? Finora i dati statistici dicono esattamente il contrario: che il Paese è in recessione e in deflazione e che la disoccupazione aumenta che non c’è nessuna ripresa in vista”.

“Ma io lancio una sfida, al Governo: in questo Paese – ha aggiunto il leader della Uil – se Renzi vuole che il sindacato italiano ed europeo gli diano una mano a cambiare la politica economica europea e del nostro Paese noi siamo pronti, ma per rilanciare l’economia bisogna fare investimenti pubblici e privati, con l’austerità non si rilancia niente. Si va in depressione e si continuano ad avere più disoccupati e prospettive di lavoro non ce ne saranno ne’ per giovani, ne’ per gli anziani”.

“Tanto è che fanno leggi che favoriscono come licenziare giovani e lavoratori – ha aggiunto Barbagallo – questo è il vero risultato delle politiche economiche del Paese. Bisogna riprendere la contrattazione a partire dal pubblico impiego, ma anche in tutti i settori privati che oggi soffrono di questa condizione. L’alfabeto della crisi non è fermo alla ‘T’ di Termini Imerese, Terni e Taranto, cose importanti che sono state fatte e che noi condividiamo, ma l’alfabeto è molto lungo e le aziende in crisi sono centinaia e centinaia”.

“Il consenso verso il Governo è diminuito e questa è l’unica cosa che loro capiscono, noi dobbiamo fare in modo che il Paese si renda conto che la politica economica di questo Governo non è quella che vi farà uscire dalla crisi. E in tutte le varie vicende che si vanno avvitando a partire anche dal ruolo delle Province, noi dobbiamo respingere questa impostazione”.

“Mentre il lavoro non c’è, noi non spendiamo i soldi che l’Europa ci assegna per fare progetti e per avere la possibilità di dare sviluppo ed economia al Paese”.

“In tutto il Paese non si spende più del 50% delle risorse europee – ha aggiunto il leader della Uil –  a volte mi viene il dubbio: è perché non si mettono d’accordo sui progetti da fare o sulle tangenti da spartire? Basta pensare al Mose, all’Expo, alla banda larga che non è una questione tecnologica, ma una ‘banda che riguarda il modo di avere tangenti dalla pubblica amministrazione’.

“Bisogna respingere 70 miliardi di corruzione, 150 miliardi di evasione fiscale, 27 miliardi di costi della politica – ha concluso Barbagallo – sono tre capitoli da dove prendere soldi per rilanciare l’economia di questo Paese. Quando è che si comincia a fare? Non costa niente”.

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