La rivoluzione che fa più paura è la rivoluzione culturale ( non c’entra nulla con il numero di libri letti). E’ il pensiero laterale. Pensare che la politica possa cambiare lo stato della popolazione è un concetto superato. Oggi è la popolazione che può cambiare la politica. Detto così sembra un concetto astratto, ma non lo è. Se il nostro paese vuole darsi un colpo di reni non può e non deve delegare tutto alla politica ma deve costringere la politica ad attenersi alle indicazioni che la gente di buona volontà oggi è in grado di dare con i nuovi mezzi di informazione, con i social.
Un politico inetto oramai ha le ore contate perchè il web non glielo perdona. Un politico operativo invece trova nella rete il lievito naturale per crescer e migliorarsi. Oggi la gente ha cambiato registro, non è più disponibile a subire vessazioni, soprusi, ha una coscienza civile diversa di qualche anno fa. Questa è la vera rivoluzione, quella culturale. Oggi siamo noi che costringiamo i politici a non girarsi dall’altra parte a prendere decisioni, a prendersi responsabilità. Una collettività che partecipa è una collettività sana, un tessuto sociale su cui si può lavorare.
Iniziative che coinvolgono la popolazione sono segnali di una crescita civile e culturale di cui la nostra terra ha bisogno. Per questo motivo non smetterò mai di credere che possiamo migliorare questo nostro paese se noi cittadini lo vogliamo a prescindere da chi ci amministra. Una amministrazione che vede una collettività attività, la teme, la rispetta, deve dargli conto.
Una amministrazione che vede una collettività passiva, strafottente, disposta a subire, ha buone motivazioni per fottersene. Forse da noi questa rivoluzione è appena iniziata, si sente nell’aria che la gente ha voglia di partecipare, non tutti, ma molti. Perché la vera rivoluzione si fa con l’esempio ne con le armi , ne con le parole. W la rivoluzione culturale.
Cesare Sciabarrà