La Procura di Catania ha iscritto nel registro degli indagati 12 medici del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania per il caso di Valentina Milluzzo. Il reato ipotizzato è omicidio colposo plurimo. L’iniziativa, si sottolinea dalla Procura, è un atto dovuto dopo la denuncia dei familiari della donna per eseguire l’autopsia come atto irripetibile. Gli indagati sono tutti i medici in servizio nel reparto ad eccezione del primario, Paolo Scollo, e dell’assistente Emilio Lomeo, che erano assenti.
GLI ISPETTORI. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a margine dell’inaugurazione della nuova sede della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), in riferimento al decesso di Catania ha confermato: “Abbiamo inviato gli ispettori della task-force del ministero della Salute a Catania e saranno presso il nosocomio della città già da domani mattina per verificare procedure e capire cosa è accaduto. Voglio avere elementi puntuali e spero di averli già dalla giornata di domani. A noi sta accertare che l’ospedale abbia rispettato tutte le procedure previste nel migliore dei modi”. Ne fanno parte due componenti nominati dal ministero, un carabiniere del Nas e due tecnici della Regione Siciliana.
Ma l’ospedale Cannizzaro di Catania non ci sta e invita tutti a non trasformare “un doloroso dramma in sensazionalismo mediatico, questo la stampa non lo deve permettere”. L’azienda convoca urgentemente una conferenza stampa in mattinata per illustrare, carte alla mano, l’esatta sequenza dei fatti che hanno portato alla morte la puerpera Valentina Milluzzo e prima i suoi due gemellini di cinque mesi. Il professore Paolo Scollo, primario del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale, spiega anche che l’obiezione di coscenza non abbia in alcun modo influito sulla vicenda.
LA RICOSTRUZIONE DEI MEDICI. A. “I fatti dimostrano il contrario: il medico ha indotto il secondo aborto con l’ossitocina, quindi non c’è proprio la base per parlare di obiezione di coscienza”. Il medico si è detto “sorpreso e stupito per quello che sta accadendo”.
“Nel momento in cui il medico, dopo il primo aborto spontaneo – ha ricostruito il prof. Scollo – induce il secondo parto abortivo con ossitocina, come si può parlare di obiezione di coscienza? Da cosa nasce l’enfatizzazione del medico obiettore di coscienza? Ha fatto quello che andava fatto secondo riconosciuti protocolli medici internazionali”. I dodici medici in servizio nel nostro reparto di ginecologia e ostetricia sono tutti obiettori di coscienza, ma questo non ha alcuna rilevanza né col caso né col servizio reso a chi vuole fare ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza”.
“Nella nostra struttura – ha aggiunto il prof. Scollo – c’e sistema che permette di intervenire per l’interruzione volontaria di gravidanza, che è programmabile. E non ci sono liste di attesa. Ma quando c’è bisogno di un intervento urgente per un caso come quella della paziente si interviene e basta. Non c’entra niente essere obiettori o meno, in quel caso siamo soltanto medici e dobbiamo intervenire per salvare vite e la macchina terapeutica si è messa in moto subito e in maniera adeguata”.
IL DECESSO. “La signora Valentina Milluzzo ha avuto un primo aborto spontaneo alle 23.30 di sabato 15 ottobre e un secondo indotto dal medico di turno con l’ossitocina alle 01.40 domenica 16 ottobre, ed è deceduta alle 13.45 successive per, sospettiamo, complicanze di un’emorragia causata da un’ infezione. La paziente – aggiunge il medico – era stata ricoverata il 29 settembre, dopo l’induzione di una gravidanza con la procreazione assistita, per minaccia di doppio parto abortivo. E’ stata sottoposta a cura antibiotica. Il 15 ottobre ha un piccolo febbrile, ed è trasferita nel reparto di semi intensiva. Viene sottoposta all’esame della procalcitonina, che non tutti gli ospedali eseguono, perché c’è il sospetto di un’infezione in corso”.
“Il dato che emerge è elevato – ricostruisce ancora Scollo – e nel frattempo, alle 23.30, avviene il primo parto spontaneo. Vista la gravità della situazione il medico induce con l’ ossitocina il secondo parto abortivo, che avviene all’1.40”. Per Scollo alla donna “non poteva essere praticata un’isterectomia”, un intervento chirurgico all’utero, perché “sarebbe morta per emorragia, per i parametri ematici rilevati”. Il decesso sarebbe avvenuto a causa di una sepsi, una violenta infezione. “Ma su questo – ha precisato il primario – è meglio attendere l’esito dell’autopsia”.
IL MEDICO OBIETTORE. Il direttore generale dell’ospedale Cannizzaro di Catania, Angelo Pellicanò, presenta all’incontro ha aggiunto: “Non ci risulta assolutamente che il medico si sia dichiarato obiettore di coscienza con i familiari di Valentina Milluzzo? Perché loro hanno detto così? Dovete chiederlo a loro” confermando che “l’azienda sul caso ha aperto un’inchiesta interna”.
“Non può averlo detto – sostiene il primario del reparto di Ginecologia e ostetricia, Paolo Scollo – e i fatti smentiscono che possa averlo detto, perché ha indotto il secondo aborto”. Il prof. Scollo ha espresso “condoglianze e vicinanza” alla famiglia della donna, e osservato che è “normale che quando si vive un dolore così estremo si cerchi una colpa o un colpevole”. La Procura, rivela il prof. Scollo, ha fatto identificare tutto il personale che ha avuto in cura Valentina Milluzzo. “C’è un’inchiesta in corso – aggiunge – ci saranno medici indagati, come atto dovuto per permettere loro di difendersi nella sede appropriata, e quindi aspettiamo tutti con serenità e fiducia che la magistratura faccia il suo corso”.
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