Diamoci un colpo di reni e facciamolo in fretta. Questa mia esternazione sembra non volere dire nulla, ma adesso proverò a spiegare che vuol dire molto. Ultimamente siamo venuti all’apice della cronaca per fatti delittuosi e di criminalità, contemporaneamente vi sono paesi molto vicini al nostro , ma anche la stessa Agrigento, che stanno puntando su un rilancio culturale non da poco. Siamo rimasti fuori dal circuito della “strada degli scrittori”, che prevede un vortice virtuoso di iniziative. Siamo fuori dai palinsesti culturali che in provincia vedono tante iniziative e tante presenze. E allora dico che sarebbe ora di mettere mano a un serio programma di sviluppo coinvolgendo le menti pensanti, la società civile, gli imprenditori di successo e aspiranti, le nuove generazioni.
Bisogna prima di subito approntare un percorso che preveda conoscenze, rapporti con chi può dare valore aggiunto a questa nostra cittadina che sembra assopita sotto un albero come un grassone dopo un lauto pranzo. Dobbiamo cercare di darci una identità e di integrarci in quello che è un percorso di sviluppo culturale che altri centri hanno già intrapreso. Dobbiamo dare un taglio a iniziative fine a se stesse che non portano alcun valore aggiunto, tranne la contentezza per qualche obolo dato. Si appronti un percorso fatto di relazioni, di conoscenze, di coinvolgimenti, di gemellaggi.
Insomma si guardi al di là della siepe e si inizi a tentare di redigere un programma serio di iniziative, oggi abbiamo strutture che possono fare la differenza, non facciamole diventare cattedrali nel deserto. Si faccia un tavolo tecnico e si inizi a lavorare ad un progetto. In provincia abbiamo delle eccellenze che potrebbero essere coinvolte. Canicattì deve ripartire dall’utilizzo del pensiero laterale, dalla capacità di immaginarsi in maniera diversa, inventarsi nuovamente. Mi fa rabbia vedere piccoli centri dove il fermento culturale sta dando loro una visibilità e una autorevolezza che mai prima si sarebbe potuta immaginare. Se questa mia può sembrare una provocazione, vi assicuro che non lo è……è un appello a riprenderci posizioni. Tiriamo fuori la testa.
Cesare Sciabarrà