Ci dice l’artista italoargentino Silvio Benedetto: “All’inizio degli anni Ottanta, grazie a Calogero Gueli allora sindaco di Campobello di Licata (Agrigento) del quale accettai l’invito, abbiamo dato un input creativo e una forte trasformazione urbana: nasceva “Campobello Città d’Arte”. Gli anni Ottanta e Novanta furono un periodo di grande vivacità del Centro Polivalente (oggi, da tempo, chiuso) con musica, biblioteca, incontri didattici (comunque un certo tipo di rassegne teatrali comunali, da vedere in poltrona, ha continuato); e furono un momento felice anche per la nostra presenza alternativa: con Alida Giardina, Olga Macaluso, Diego Gulizia e tanti artisti amici, per il nostro teatro (teatro in piazza, nelle scuole e al Cinema-Teatro), per le nostre trasformazioni architettoniche e per la nostra pittura (vedi ad esempio i tanti murales, che sono datati in quell’epoca). Realizzai in quegli anni anche i primi bronzi, i primi d’arte contemporanea nel contesto urbano: i primi a Campobello e i primi dell’agrigentino; non dico questo per vanto, per spillarmi medaglie al petto, ma a volte i primati hanno la loro importanza, hanno un valore aggiunto propedeutico e necessita di un forte impegno progettuale (da parte di un’Amministrazione e di un artista) il loro inserimento in contesti urbani ancora privi di opere d’arte contemporanea.”.

Ai bronzi di Campobello di Licata realizzati dal maestro Silvio Benedetto (la “Donna con la quartara”, il “Seminatore”, le Bambine della fontana, l’Anziano di piazza Martiri di Modena, i bassorilievi pavimentali, il “Monumento al Lavoro”, diverse piccole allegorie in elementi litici) non è mai stata data a tempo debito la dovuta pubblicità, e neppure ai suoi murales e alle sue piazze: questo avrebbe dato il giusto prestigio a Campobello di Licata e avrebbe attenzionato sullo slancio visionario di questo paese. 

Oggi ovunque si realizzano murales, pur non tutti narrativi di vicende in dialogo con la gente e con il contesto (si tratta piuttosto di ritratti ingranditi di personaggi, che comunque è giusto ricordare).
Ci sono oggi – altrove nel contesto urbano dell’agrigentino ma di molto posteriori ai bronzi di Campobello di Licata realizzati da Silvio Benedetto – sculture di altri artisti (se ne augurano anche altre): ad esempio il bronzo di Leonardo Sciascia a Racalmuto (1997), quello del Commissario Montalbano a Porto Empedocle (2009) e quello di Salvatore Lauricella a Ravanusa (2018).
Peccato, in circa quindici anni di silenzio Campobello ha perso l’opportunità di diffondere in tempo il primato del suo prezioso patrimonio artistico.

Benedetto conclude: “Tra poco riprenderò a rivitalizzare la Valle delle Pietre Dipinte insieme a Silvia Lotti. Vorrei anche curare la rinascita dell’antico splendore dei bronzi: vorrei farlo personalmente dato che ne sono l’autore e dato che conosco bene i metodi, le leghe dei metalli e le fonderie con le quali ho lavorato; farò questo lavoro in loco, senza spostare le sculture.”.

Anche in attesa di un ‘ritocco di bellezza’ delle sculture, vale la pena di andare a Campobello di Licata per vedere queste opere e tanto altro.