Quando, nel 2024, venne lanciato il progetto civico “Magica Naro”, la promessa era chiara: rompere con le vecchie logiche, riportare il Comune in equilibrio finanziario e fare della città un laboratorio di partecipazione e sviluppo.

Giovani professionisti, volti nuovi, competenze tecniche: la squadra guidata da Milco Dalacchi voleva incarnare il cambiamento. I cittadini furono attratti da un programma ambizioso che puntava su trasparenza, valorizzazione del patrimonio, servizi efficienti e ascolto diretto della comunità. Nei primi mesi, il clima era di fiducia e attesa.


Oggi, a distanza di poco più di un anno, il quadro è radicalmente cambiato: dimissioni a catena, un ribaltone elettorale deciso dal TAR, un bilancio approvato con parere tecnico sfavorevole, e un post su Facebook – “Le mani sulla città” – che resta ancora senza spiegazioni.

Gli impegni principali con cui la lista si era presentata alle elezioni:
• Risolvere il dissesto con un piano di riequilibrio strutturale e rigoroso;
• Potenziare il turismo attraverso eventi e promozione del patrimonio storico-artistico;
• Rilanciare i servizi di manutenzione urbana, raccolta rifiuti, verde pubblico;
• Trasparenza totale nelle scelte e pubblicazione periodica dei risultati amministrativi;
• Partecipazione diretta: incontri mensili con i cittadini e processi di co-decisione per i progetti strategici.

Il primo segnale di cedimento arriva con le dimissioni del vicesindaco Vincenzo Aronica. Ufficialmente per motivi personali, ma nei corridoi del palazzo si parla di attriti sulle priorità amministrative e sul metodo di lavoro.

Erika Ferraro, assessora, si dimette in primavera 2025: anche in questo caso emergono contrasti politici e incomprensioni sulle scelte strategiche.

Segue l’uscita dell’assessore Calogero Licata, in maniera silenziosa ma indicativa del malessere interno.

Il colpo più duro arriva in primavera, con l’addio di Erika Sferrazza, vicesindaca e assessora, che sui social scrive:

“A Naro la politica è diventata terreno di egoismi, ricatti, incompetenza e convenienze personali. Una politica malata, incapace di visione, che tradisce i cittadini e umilia chi lavora con coscienza.”

Infine, ad agosto, la dimissione di Maria Maniscalchi, ultima assessora rimasta del nucleo originario, chiude simbolicamente la fase iniziale del progetto Magica Naro.

Come se non bastasse, il Tribunale Amministrativo Regionale ribalta l’assetto del consiglio comunale. La lista “Uniti per Naro – Barberi Sindaco” aveva presentato ricorso, contestando l’attribuzione dei seggi alla lista Brandara.

Il TAR dà loro ragione: i consiglieri Valvo, Gallo e Destro subentrano a Chianta, Serravalle e Vainella. L’opposizione si rafforza e la maggioranza,si trova con un clima in consiglio sempre più teso.

Il Comune vive ancora sotto la gestione del dissesto finanziario aperto nel 2022. Il bilancio di riequilibrio è stato approvato dalla maggioranza, ma con parere negativo dei revisori dei conti, che hanno segnalato criticità e possibili irregolarità.

L’opposizione ha colto l’occasione per chiedere le dimissioni del sindaco, accusandolo di “portare avanti un documento privo dei requisiti di sostenibilità”.

“Le mani sulla città”: il post che divide

Nel mezzo di questo quadro, Dalacchi pubblica su Facebook tre parole: “Le mani sulla città”. Un titolo che richiama il film di Francesco Rosi, Leone d’oro 1963, simbolo della denuncia contro la collusione tra politica e affari.

Senza ulteriori spiegazioni, il post diventa terreno di interpretazioni opposte:
• Per alcuni, è un grido di allarme contro pressioni e manovre oscure.
• Per altri, è un messaggio vuoto, un modo per alimentare tensione senza dare chiarezza.

Dai commenti sui post ufficiali emergono posizioni molto diverse:
• “Sindaco, servono nomi e fatti, non titoli criptici. La gente vuole sapere.”
• “Giunta tecnica? No, serve responsabilità politica, non scaricare le colpe su tecnici esterni.”
• “Il problema è che si promette cambiamento, ma poi si finisce a fare le stesse cose di sempre.”
• “Basta teatrini, pensate alle strade, ai servizi, ai giovani che se ne vanno.”

Il dibattito sui social mostra una città divisa: tra chi sostiene Dalacchi, vedendo in lui una vittima di attacchi politici, e chi lo accusa di aver perso il controllo della situazione.

Il percorso di Magica Naro ricorda la frase del Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. La lista nata per rivoluzionare la politica cittadina si ritrova ora imbrigliata nelle stesse logiche che voleva combattere: veti, personalismi, scontri tra fazioni e un consiglio comunale ostile.

Oggi, Naro è a un bivio:
• accettare un compromesso istituzionale, come la proposta di una giunta tecnica,
• resistere con una maggioranza minima, rischiando la paralisi,
• o andare al voto anticipato, ripartendo da zero.

Il post “Le mani sulla città” potrebbe diventare l’inizio di un’operazione verità. Ma se resterà senza seguito, sarà ricordato solo come l’eco di un’occasione mancata, l’ennesimo capitolo di un cambiamento rimasto sulla carta.