audiQuesta è indiscutibilmente una supercar.
Ne ha l’aspetto.
Il rumore.
L’impatto emotivo.

E anche la diffusione, perché a giro se ne vedono davvero pochissime.

Questo però è strano, e viene da chiedersi perché.
In fondo costa quanto una Porsche, ben più diffusa.
Ha sulla calandra un marchio blasonato, solido, e con un background sportivo di tutto rispetto.
Ne parlano tutti bene.
Quindi?
Bah, lo capirò, intanto accomodiamoci al posto di guida.

Che è inconfondibilmente Audi. Un bene, e un male, allo stesso tempo. Perché se si scende da una TT, la sorella minore, specie se in allestimento S, ci sono molte, forse troppe cose in comune. Però qui siamo circondati dal carbonio a vista – è solo un vezzo estetico d’accordo, ma fa tanta scena – e il fondo scala del tachimetro è a 350 Km/h…

Metto in moto, e subito vengo avvolto dal rumore pieno, corposo, del V8 da 4.2 litri Audi, una vera “istituzione” ormai per le auto più sportive del marchio. Che qui però è in posizione centrale, (s)coperto dal vetro del portellone, che di fatto lo lascia a vista. Come altre famose supercar. Appunto.
Trovo la posizione giusta con estrema facilità, le regolazioni di sedile e volante sono tutte elettriche, tiro la corta leva del cambio a sinistra, mettendo l’R-Tronic in modalità automatica, lascio il freno e… rimango fermo. Perché bisogna premere l’acceleratore per muoversi. Ovvio? Beh, mica tanto, trattandosi di un cambio automatico. Ma questo è un automatico/sequenziale a doppia frizione. Quindi, rapido, simile ad un elettroattuato. Tipo l’S-Tronic che si trova ad esempio proprio sulla TT.
In teoria, almeno. Perché? ve lo spiego dopo.

Comunque, si sfiora il gas, e ci si muove. Un po’ a elastico, col cambio che sembra indeciso sulla marcia da mettere, e su come modulare la frizione, ma si va.

Fonte:www.duemotori.com