nucleareL’Italia torna al nucleare titolano i giornali. Lo hanno fatto anche quando il decreto legge 1441 era stato presentato lo scorso anno e quando Enel ed EDF hanno firmato una lettera d’intenti per progettare la costruzione di quattro centrali (tipo EPR) in Italia.

In realtà il nucleare italiano ha ancora molta strada davanti a se’. Ieri la maggiornaza, con fatica, ha approvato tre articoli (14,14,166) del disegno di legge intitolato “Disposizioni per lo sviluppo e l´internazionalizzazione delle imprese, nonche´ in materia di energia”, inserendo alcune modifiche.
La prima e’ relativa alla scadenza del mandato conferito al governo per adottare, “entro il 30 giugno 2009” i decreti legislativi necessari al ritorno del nucleare nel nostro paese. Visti i ritardi è stata tolta
qualsiasi scadenza temporale per inserire un piu’ neutro “entro sei mesi” dall’approvazione del DDL. DDL che, sempre che la maggironaza riesca a far approvare in questa settimana alla Camera, dovra’ poi tornare al Senato.
Altre modifiche da segnalare sono il fatto che mentre nel testo originale si parlava di autorizzazione unica per gli impianti nucleari, in modo da snellire al massimo l’iter autorizzativo, ora sono ricomparse la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e la VAS (Valurtazione ambientale strategica), inoltre gli eventuali benefici da elargire alle popolazioni locali dovranno essere a carico delle imprese proprietarie delle future centrali nucleari.


La maggioranza dunque procede nei suoi obiettivi, convinta di questa scommessa che, per usare le parole del “grande” Lupi (Pdl) “ci permettera’ di vincere la sfida di una minore dipendenza energetica e di una concorrenzialita’ sui costi per dare sviluppo alle nostre imprese” (Il Mattino 13 maggio 2009). Parole incredibili se si pensa che i possibili quattro EPR sono di tecnologia francese, noi italiani abbiamo una sola societa’ con un presidio nucleare, l’Ansaldo, ma non abbiamo scelto il tipo di reattore a cui ha lavorato (l’AP1000), dunque di quale sviluppo di societa’ italiane di parla? Della solita Impregilo per il cemento armato?
Sa, ad esempio, il signor Lupi che il contenitore del reattore EPR e’
fabbricato nel mondo da una sola ditta Giapponese? L’investimento nucleare è un investimento che andrà soprattutto all’estero, sia chiaro.

E, relativamente all’indipendenza energetica, abbiamo per caso uranio nel nostro sottosuolo? Abbiamo impianti per estrarlo, arricchirlo e tarsformarlo in combustibile o dovremo pagare questo servizio sempre ai soliti francesi?
La vera indipendenza energetica la danno il sole, il bento e l’acqua, ovveri idroelettrico, solare ed eolico.

E’ vergognoso che non si spieghi il perche’ sia necessario costruire queste centrali.
Per rispettare l’impegno a rifurre del 17% entro il 2020 le emissioni di CO2? No perche’ per quella data al massimo sara’ pronta la prima centrale.
Perche’ siamo in deficit di energia? No, ne abbiamo piu’ del necessario, nel mese di marzo il giorno di maggior consumo ha richiesto 46.776 MW , in Italia abbiamo centrali per una potenza installata doppia, pari a 95.598 MW. Eppure il 15,1% della corrente, quel giorno è stata importata dall´estero ed è curioso che si sia importata più corrente rispetto al mese di marzo dell´anno precedente.
Ma allora costa meno importarla che produrla da noi, dunque perche’ fare quattro centrali francesi quando costa meno continuare ad importarla da loro?

Riguardo al costo del Kwh va anche ricordato che attualmente esiste una borsa elettrica. In base alla richiesta e all’offerta,ogni giorno si svolge un’asta per stabilire chi produrra’ il giorno seguente, le quantita’ e gli orari. Viene cosi’ stabilito un Prezzo Unitario Nazionale (PUN), ottenuto dalla media dei prezzi di vendita delle varie zone in cui e’ diviso il Paese. Questo PUN all´avvio della borsa, nel 2004 aveva un valore medio di 51,50 euro per MWh, a gennaio 2009 era 83,45, a marzo e´ crollato a 69,47 e nella settimana di Pasqua a 54,21 e questo abbassamento di prezzo non ha nulla a che vedere con la tipologia di generazione.
In sostanza sono parametri economici a definire chi e quanta energia verra’ prodotta il giorno seguente, le varie imprese competono in questo sistema.
Il costo della corrente oggi dipende da tanti fattori, il costo reale di
produzione è uno di questi (poco piu’ del 60%) ma non l´unico (si pensi poi alla quota che va al fisco, alla quota che sovvenziona il CIP6, alla quota per le spese del “vecchio” nucleare).
In un sistema di contrattazione le imprese, votate per definizione alla creazione di profitto, non hanno come obiettivo quello di ridurre il costo di vendita finale. Un amministratore delegato che parla ogni giorno con le agenzie di rating per “difendere” i giudizi della propria azienda, pensa ben poco a tenere basso il prezzo di vendita!
I politici che parlano di riduzione del costo della bolletta parlano in
malafede o ignorando come funziona il sistema elettrico italiano.

Del resto cosa aspettarsi da una maggiornanza cheil 18 marzo scorso ha approvato al senato una mozione che sostiene che non può essere data per scontata la responsabilità dell´uomo sul riscaldamento globale, che le forme di incentivazione delle energie rinnovabili decise da paesi come Cina e Stati Uniti, Francia e Giappone, sono “eccessive e affrettate”, che non e’
“affatto chiarita” la dipendenza della temperatura dalla concentrazione di anidride carbonica, che – anche quando vi fossero – i “conseguenti danni all´ambiente, all´economia e all´incolumità degli abitanti del pianeta sarebbero molto inferiori a quelli previsti nel Rapporto Stern.
(Nicholas Stern, professore alla London School of Economics, e’ autore del celebre “Rapporto Stern” reso pubblico 2 anni)

Parole sconcertanti che pongono il nostro Paese in controtendenza col resto del pianeta di cui occupiamo una piccola fetta. Questi signori quando hanno due gradi in piu’ di temperatura che fanno? Con 38 di febbre continuano a lavorare? I tentativi di riduzione delle emissioni mirano a limitare a due gradi l’aumento della temperatura della terra, ricordiamolo.

Alla piu’ importante fiera del solare del mondo, svoltasi a Verona nei giorni scorsi, non e’ comparso alcun ministro italiano.
E questo dimostra che nucleare e rinnovabili non sono complementari, sono alternativi perche’ i soldi per fare entrambe le cose non ci sono, il governo ha chiaramente fatto la sua scelta, ma non e’ detto che sia la stessa della maggioranza degli italiani, appuntamento a quando sara’ ufficializzato l’elenco dei siti.

Roberto Meregalli (Beati i costruttori di pace)