In data 12 novembre 2010 si presentava presso gli uffici della tenenza di Favara un professionista del luogo, il quale sporgeva denuncia nei confronti di Mattina Giuseppe, cl. 1976, ove si ravvisavano gli estremi del reato di estorsione. La persona offesa riferiva che nel 2005 aveva ricevuto incarico da Mattina Giuseppe al fine di avviare la pratica per ottenere dalla propria società assicurativa la liquidazione relativa al furto dell’autovettura intestata alla madre. Nel mese di marzo del 2007, il soggetto denunciante che cura la pratica anzidetta per conto del Mattina Giuseppe riusciva ad ottenere la liquidazione del sinistro per un importo di 22.410,00 euro che veniva direttamente accreditato sul suo conto corrente nel giugno 2007.
Il libero professionista, al fine di fare fronte ad una serie di problemi economici che in quel periodo lo stavano affliggendo, decideva di trattenere per qualche mese la somma accreditatagli con l’intenzione di restituirla al cliente al più presto, ma ciò non avveniva. Avendo quindi speso tutta la somma a disposizione per le sue necessità e viste le difficoltà ad ottenere un finanziamento, non era riuscito a restituire il denaro al Mattina Giuseppe trovando scuse e prendendo tempo ogni qual volta lo stesso si era presentato per chiedere notizie sulla liquidazione del sinistro. Dopo circa un anno, a settembre/ottobre 2008, Mattina Giuseppe si era presentato da lui, dicendogli di aver saputo della liquidazione del sinistro ormai da diversi mesi. A quei punto il Mattina Giuseppe gli avrebbe riferito che avrebbe dovuto procurargli loro un’autovettura nuova del valore di 36.000,00 euro, ovvero dello stesso valore di quella rubata, perché altrimenti lo avrebbe denunciato. A seguito di tale minaccia, il libero professionista consegnava tre assegni tratti sul suo conto corrente.
Due dei tre assegni erano però rimasti scoperti e per questo aveva fissato un nuovo incontro con Mattina Giuseppe per discutere della faccenda. In quel frangente aveva esposto le sue difficoltà economiche; dal canto suo Mattina Giuseppe aveva evidenziato come a causa della scopertura degli assegni sua madre non era stata in grado di coprire alcune scadenze in banca e pertanto a causa della sua condotta avevano subito un ulteriore danno.
Inizialmente la persona offesa aveva consegnato i tre assegni volontariamente, essendo consapevole di essere in torto per aver trattenuto indebitamente la somma corrisposta dall’assicurazione a titolo di liquidazione. Però, non riuscendo più a fare fronte a quell’impegno economico, pari a circa 5.000,00 euro mensili, che si stava protraendo nel tempo, erano diventate sempre più esplicite e frequenti le minacce da parte del Mattina Giuseppe.
In particolare, Mattina Giuseppe, contattandolo assiduamente sulle sue utenze cellulari proprio per sollecitare i pagamenti, era diventato nel tempo sempre più aggressivo e violento, avanzando sempre richieste più pretestuose avendo ormai ricevuto da lui una somma di gran lunga superiore a quella a cui aveva diritto. Oltre infatti a dire che lo avrebbe denunciato, lo aveva minacciato espressamente di morte e aveva aggiunto che avrebbe fatto del male anche ai suoi figli.
Il denunciante dichiarava che Mattina Giuseppe aveva chiesto un ultimo incontro presso il suo autosalone per chiudere definitivamente la vicenda. Quindi si era recato all’appuntamento e lì Mattina Giuseppe aveva richiesto, in via definitiva, la somma di 400.000,00 euro, oltre le somme già corrisposte. Anche in quella circostanza Mattina Giuseppe a fronte delle sue pretese, aveva reiterato le sue minacce, dicendo che avrebbe fatto del male a lui e ai suoi figli. Esasperato dalla situazione, e visto che entro il 12 novembre avrebbe dovuto pagare l’ennesima ingente somma di denaro, che non aveva a disposizione, si era deciso a recarsi in caserma per sporgere denuncia.
A seguito dei fatti sopra esposti, veniva informato tempestivamente il sostituto procuratore della repubblica di Agrigento titolare dell’indagine, la dott.ssa Antonella Pandolfi, che dopo avere visionato l’attività d’indagine svolta da militari del comando tenenza di Favara, autorizzava una attività tecnica mediante registrazione ambientale sulla persona offesa permettendo di registrare la conversazione ove il Mattina Giuseppe estorceva denaro alla persona offesa.
I verbalizzanti, quindi, alle ore 19.00 circa del 15.11.2010, terminato il colloquio tra i due e raccolto gli elementi di prova che determinassero il reato di estorsione commesso dal Mattina Giuseppe nei confronti del libero professionista, entravano all’interno di detto locale e arrestavano il citato Mattina Giuseppe.
Inolte a Favara, i carabinieri della locale tenenza, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, per detenzione illegale di armi comuni da sparo, detenzione illegale di munizioni e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di arma comune da sparo, Dalli Cardillo Carmelo, classe 1945, del luogo.
Lo stesso, alla vista dei carabinieri, per eludere il controllo di polizia, ha tentato di disfarsi di una busta in plastica, contenente una pistola semiautomatica marca beretta, calibro 6,35, con caricatore inserito contenente n. 7 colpi stesso calibro. All’interno dell’involucro è stato rinvenuto altro caricatore vuoto per la stessa arma e n. 5 cartucce stesso calibro. Nel corso della perquisizione personale è stata rinvenuta la somma in contanti di 1.308,60 euro, in banconote di vario taglio, un assegno di 900,00 euro ed un telefono cellulare.
Quanto rinvenuto è stato posto sotto sequestro.
Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Agrigento.
Il comandante
Cap. Giuseppe asti












