Il programma di ogni candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative del nostro comune dovrebbe avere un capitolo dedicato alla politica sociale. Prescindendo da persone, aggregazioni politiche, gruppi e movimenti, mi permetto di indicare a nome mio personale, a tutti i candidati, una proposta di cui, nella loro piena autonomia, potranno eventualmente tenere conto nei loro piani programmatici di intervento per la buona amministrazione della nostra comunità.

La situazione contingente a cui la crisi ha sospinto tutti gli organismi preposti al governo della cosa pubblica non può differire ulteriormente una profonda riflessione sulla organizzazione di tutte le attività di politica sociale che gli enti locali devono realizzare per il miglioramento (o almeno il mantenimento) degli standard di qualità della vita dei cittadini. Una profonda riflessione a cui la povertà di risorse economiche disponibili costringe oggi gli amministratori locali, primi e diretti interlocutori pubblici delle persone.


Il rapporto tra amministratori e cittadini in passato è stato impostato sull’assunto che i primi, provenendo da partiti e/o movimenti politici locali e conoscendo a sufficienza le situazioni di bisogno del territorio e delle persone che lo abitano, possono decidere, da soli e in piena autonomia, buone politiche sociali da mettere in atto per una migliore qualità della vita dei cittadini. D’altra parte erano poco presenti sul territorio aggregazioni sociali, diverse da partiti e movimenti politici, di fatto capaci di rappresentare le esigenze dei cittadini e, principalmente, attendibili quali misuratori dei bisogni e delle esigenze del territorio.

Da tempo però questa situazione è cambiata e, parallelamente alla disaffezione delle persone (in particolare delle giovani generazioni) per la militanza in partiti e movimenti politici, si è andato via via sviluppando l’autocoinvolgimento di molte persone nel soddisfacimento diretto dei bisogni dei più deboli.

Ha così preso forma (anche nel nostro comune) la presenza di organizzazioni che, supportate dall’adesione di molti, rispondono ai bisogni sociali in forma aggregata ma con il coinvolgimento diretto, personale, gratuito e volontario degli aderenti indipendentemente da quanto offerto (o no) dal pubblico e dal mercato.

E’ il mondo del terzo settore ed in particolare del volontariato.

Questa intrinseca natura di vicinanza alle persone e attenzione alle esigenze di miglioramento della loro qualità della vita, fa dell’associazionismo sociale volontario un necessario ed affidabile interlocutore, di chi, dal fronte del pubblico (amministratore locale), è preposto al medesimo compito.

Sia chiaro tuttavia che il volontariato assolutamente non può e non deve volere essere in alcun modo titolare di un diritto di scelte politiche: queste rimangono di esclusiva pertinenza di coloro ai quali i cittadini hanno affidato tale compito eleggendoli quali loro amministratori.

Esso invece, quale soggetto privilegiato nella conoscenza diretta dei bisogni delle persone, con forza e a pieno titolo, può essere considerato, da parte di chi vuole amministrare al meglio la cosa pubblica, come utile interlocutore in fase di progettazione delle strategie di politica sociale e della valutazione della loro efficacia. Ciò con l’unico fine di progettare e valutare scelte e percorsi operativi che incidano positivamente (e con il miglior utilizzo delle risorse disponibili) sulla qualità della vita delle persone che abitano il territorio.

Sia ancora più chiaro che il proposto coinvolgimento del volontariato nella fase progettuale delle politiche sociali non sottende assolutamente la richiesta della sua partecipazione alle fasi esecutive e di messa in atto degli interventi. La scelta degli organismi attuativi degli interventi di politica sociale compete esclusivamente all’amministratore pubblico, nelle forme e con le modalità previste dalle normative vigenti in materia.

Non è scopo del volontariato la gestione di servizi e sono presenti nell’ambito del terzo settore altri soggetti, meglio organizzati e predisposti, all’uopo destinati e costituiti (cooperative sociali e altre tipologie di ONLUS).

Tutto ciò premesso, a parere mio personale (non ho nè la facoltà nè la pretesa di rappresentare il volontariato del nostro territorio), fondamentale per la realizzazione di tale compartecipazione è la costituzione della consulta cittadina del volontariato sociale, da coinvolgere nella progettazione delle politiche sociali e nella valutazione dei risultati degli interventi.

La consulta, allo scopo di essere utile all’amministrazione locale per l’individuazione di utili e incisive politiche sociali dovrebbe:

• essere costituita dai rappresentanti indicati dalle organizzazioni di volontariato iscritte al registro generale delle OdV presso l’assessorato regionale alla famiglia;

• dotarsi di un regolamento;

• riunirsi periodicamente;

• essere interpellata dall’amministrazione ex ante ed ex post (con parere esclusivamente consultivo e non vincolante) su ogni intervento di politica sociale.

Altre iniziative programmatiche relative ad altri aspetti dell’associazionismo (sportivo, culturale, ecc.) credo debbano far parte del programma di chi si candida a reggere le sorti della nostra comunità, ma in merito possono dare suggerimenti altre persone che operano nelle associazioni di tali settori presenti nel nostro comune.

Amedeo Antonio Avanzato