E’ il tema di questi giorni; se ne parla in ogni dove, come se all’improvviso ci si fosse ricordati che esiste, che la si può ricercare, che la si può la raggiungere , che vi si può aspirare. Stiamo parlando della bellezza.
Un po’ merito del film di Sorrentino ( la grande bellezza) un po’ merito di un periodo in cui la bruttezza la fà da padrona, si ritorna a parlare della bellezza. Lo voglio fare anche io dalla pagine di questo nostro giornale. Ma lo voglio fare prendendo solo spunto dalla bellezza per parlare della sua antagonista : la bruttezza.
Alla bruttezza ci si abitua anche più in fretta di quanto ci si abitui alla bellezza. Ci pensavo in una delle tante sere in cui vado a correre. Percorro questo nostro paese in lungo e in largo correndo a piedi. E’ una cosa che dovremmo fare tutti, specialmente chi è deputato ad amministrare questo paese. Ci si accorge di quanto sia brutto, malandato, trascurato, mortificato. Ci si accorge che non puoi correre sui marciapiedi perché sono divelti, pericolosi, in alcune zone impraticabili. Ci si accorge di quanto questo paese sia sporco, trascurato, ignorato. Ci si accorge che i nostri morti non sono degni di avere qualche lampadina accesa durante la notte, e stanno lì al buio in un luogo che diventa spettrale non per colpa di chi ci sta dentro , ma bensì per colpa di noi viventi, per poi farlo diventare tutto giostre e tarallucci il giorno della ricorrenza dei defunti. Ci sia accorge di quanto poco amore noi che lo abitiamo mostriamo nei suoi confronti, nel rispetto delle regole che non rispettiamo e che lo renderebbero più bello. Ecco che ritorna la bellezza. Certo che visto dai lussuosi abitacoli di enormi macchinoni sembra essere tutt’altra cosa. Figuriamoci a sentire l’olezzo nauseabondo di alcuni quartieri o notare le immense voragini di alcune strade. I marciapiedi poi, neanche a parlarne,. Sempre con i lussuosi macchinoni, sai cosa ci faccio? Ci posteggio sopra. E’ un altro concetto di bellezza. Tanto da quest’auto non scenderò più. Rimarrò qui dentro per sempre, con tutta la mia famiglia. Insegnerò loro a gettare i rifiuti dagli enormi finestrini elettronicamente muniti, facendolo da ogni dove, anche da un parcheggio destinato ai portatori di handicap. Ecco la enorme bruttezza , quella di un luogo , diventato non luogo, che appartenendo a tutti, non appartiene a nessuno e quindi va distrutto, sporcato, trascurato.
Quindi il merito, chiamiamolo così dell’enorme bruttezza, è di tutti, me compreso, che girandomi dall’altra parte per cercare qualcosa di ancora più brutto per accettare la bruttezza appena vista, contribuisco alla sua divulgazione.
Il merito è di chi deputato a controllare, reprimere, punire, evita di farlo. Dio non voglia che venga intaccato minimamente questo perfetto equilibrio di bruttezza. Riuscite più ad immaginare questo paese senza i suoi cassonetti strapieni già alle otto del mattino con enormi cataste di cartone messi accanto? Io non riuscirei proprio ad immaginarlo. Il pensiero, il solo pensiero mi mette agitazione.
Alla bruttezza ci si abitua molto più in fretta che alla bellezza. E allora perché aspirare alla bellezza , quando riusciamo benissimo a godere della bruttezza. Cosa importa che questo paese sia in queste condizioni quando le nostra case al loro interno sono linde pulite e lussuose. Che importa avere la faccia sporca , vestire degli abiti sudici, puzzare come una carogna se le radiografie dicono di me che sono in ottima forma. Ecco siamo un popolo di belli dentro( le case).
Ad maiora
Cesare Sciabarrà