img_3639-696x463Un gravissimo fatto di sangue si verificò, il 3 marzo 1848, in località Grazia, nelle immediate vicinanze del lago di Trebastoni, in territorio di Naro.
Tre cacciatori canicattinesi se ne stavano appostati in silenzio, in attesa che si levassero anatre ed anguille; non sapevano che a pochi metri erano appostati dei cacciatori naresi con lo stesso intento. Ad un tratto sbucarono da un canneto delle marzaiole che furono colpite da un tiro incrociato di canicattinesi e naresi.
Dai due gruppi di cacciatori si levarono, all’unisono, grida di soddisfazione e ci fu la corsa a raccogliere le povere bestie; le consuetudini allora in vigore stabilivano, infatti, che la preda abbattuta apparteneva al primo che riusciva a raccoglierla al suolo, a prescindere dal fatto che avesse o meno sparato; sarebbe stato infatti impossibile stabilire con esattezza chi avesse colpito la preda.
Tra le due squadre si venne subito ad uno scontro e tre canicattinesi furono uccisi da guardie naresi. Si trattava degli ex detenuti Alessandro Di Puma, Giuseppe Lo Giudice inteso Mosciolillo e Stefano Falcone.
La caccia era stata abolita, già nel settembre 1734, con il “Bando e comandamento” del Governatore reverendo don Domenico Testasecca, non solo in tutto il territorio feudale di Canicattì, ma anche nelle seguenti contrade del demanio di Naro: Cazzola, Andolina, Cugno del Cavallo, Carnara, Fiumara delli Gulfi, Balata, Pitrillo, Fiumara di don Ignazio Buscemi, Fiumara di Corrici e Gaetano.
La proibizione estendeva la sua efficacia anche nelle vicinanze dei laghi e nelle saie dei molini; per i contravventori era previsto il sequestro dell’arma ed una multa di 4 onze da devolvere in favore della costruzione della nuova chiesa Madre di Canicattì.
Per competenza territoriale, i cadaveri stavano per essere trasportati a Naro, quando una folla tumultuante di parenti ed amici canicattinesi si recò sul luogo dell’eccidio e, al grido di battaglia “A IDDU CA È NARISI!”, furono uccisi dieci naresi e ne furono feriti altri quattro.
I cadaveri dei canicattinesi poterono così essere condotti in città per essere sepolti nella chiesa di San Domenico.
Intanto la popolazione di Naro tumultuava nel piano di Sant’Agostino ed il Presidente del Comitato di Naro, Giuseppe Palmeri, chiedeva al Presidente del Comitato di Girgenti, Gerlando Bianchirli, di inviare cannoni e bombe “PER DISTRUGGERE CANICATTÌ E TUTTA LA SUA LA GENIA”.
Dovettero quindi Intervenire le autorità di Girgenti per chiudere la vicenda. Firmarono la “PACE”, il 10 marzo, nella casina dei padri agostiniani, nell’allodio di Rocca Mendola, per Canicattì Gaetano Bartoccelli e Giacinto Gangitano; per Naro Baldassare Gaetani e Ignazio Specchi; fece da paciere il cavaliere Calogero Caratozzolo, comandante della truppa nazionale di stanza a Girgenti.

Gaetano Augello