Si chiude il primo grado di giudizio nell’ambito del processo Vultur: il presidente del collegio Luisa Turco, con a latere i giudici Enzo Ricotta e Rosanna Croce, ha letto la sentenza con cui condanna tutti e quattro gli imputati: 17 anni e 6 mesi nei confronti di Rosario Meli, alias “u puparu”, riconosciuto dunque capo della famiglia mafiosa di Camastra; 14 anni e 6 mesi per il figlio Vincenzo mentre 13 anni e 6 mesi sono stati inflitti al tabaccaio del paese Calogero Piombo ritenuto il cassiere della famiglia mafiosa di Camastra. Condanna anche per Lillo Di Caro, esponente di rilievo della mafia di Canicattì, a cui sono stati inflitti 22 anni in continuazione e che assorbe dunque le condanne a 14 anni nel procedimento “Alta Mafia”. Esclusa invece la condotta relativa all’intervento che la famiglia Meli avrebbe messo in atto per “ostacolare il libero esercizio del voto o comunque procurare voti ad altri”. Questo è un tassello importante se si consideri che lo scorso aprile il comune di Camastra è stato sciolto dal consiglio dei ministri per “ingerenze con la criminalità organizzata” ed il sindaco Cascià, dopo cinque anni di amministrazione, decaduto (senza mai essere indagato). Confiscata l’agenzia di pompe funebri riconducibile alla famiglia Meli. Gli imputati condannati dovranno versare, inoltre, una provvisionale di 10 mila euro nei confronti delle parti civili De Marco, Forti e Casuccio oltre che l’intero pagamento delle spese processuali. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Santo Lucia, Angela Porcello, Giuseppe Barba, Calogero Fiorello, Giovanni Castronovo e Raffaele Bonsignore. Le parti civili erano rappresentate dagli avvocati Giuseppe Scozzari e Alba Raguccia. L’accusa era rappresenta in aula dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Alessia Sinatra.