petraapauluRiceviamo, pubblichiamo e ringraziamo un nostro attento lettore che ci ha fatto una segnalazione che riteniamo degna di nota.

Manu a ccu siemmu?
Sul sito del Comune di Canicattì, sulla pagina: ELENCO GENERALE DELLE PRIORITA’ – Art. 14 Legge 109/1994 recepita dalla l.r. 7/02
Vi sono elencate le opere di manutenzione che il Comune farà nei prossimi 3 anni.
Il punto 82 – recita: Manutenzione straordinaria statua SS
Pietro e Paolo 110.000 € Munna Luigi
Ora, con grande stupore, come attento conoscitore del mio paese, mi sfuggiva questo monumento, ad un tratto ho avuto l’illuminazione: si tratta del monumento “Petrappaulu” posto in piazza IV Novembre.
Meraviglia delle mereviglie il monumento “Petrappaulo” è diventato Monumento ai santi Pietro e Paolo.
Il fatto denota, ignoranza caprina, riguarda tutti amministratori e tecnici.
L’epigrafe latina, scolpita sul monumento ha fatto si, che ….lapis ipse loquax la pietra stessa che favella o che parla a livello popolare diventasse “Petrappaulo”.
Il monumento rappresenta Nettuno, dio delle acque, e la Fama, la dea figlia della terra.
Dice lo storico canicattinese, Diego Lodato: “Il popolo, però, ha sempre scambiato per un angelo la dea alata e ha chiamato “Petrappaulo” il Nettuno sdraiato”.
Questo il popolo, ma gli amministratori?
Forse non sanno, che tale monumento è il simbolo di Canicattì?
No, non è cosa di poco conto.
Non diciamo, vabbè, si capisce, è quasi un “refuso”
Denota poca conoscenza della nostra città, la sua storia, le sue tradizioni.
Federico A.
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Riporto uno scritto del Prof. Diego Lodato.
Sul prospetto dell’imponente torre campanaria della chiesa del Purgatorio in Piazza IV Novembre, si staglia il barocco monumento che Canicattì ha eletto a suo stemma.
Formato da due edicole sovrapposte, presenta in quella inferiore il simulacro di un nudo vegliardo dalla lunga barba, disteso sul fianco destro in chiaroscurale plasticità, ma alquanto mutilato e corroso.
E’ volgarmente conosciuto come “Petrappaulo”, ma in realtà è quel dio del mare che i romani chiamavano Nettuno e i Greci Poseidone.
In quella superiore si protende la dea fama, dal popolo soprannominata “l’Angilu”, perchè, non si sa da chi nè quando, alla sua snella e aerea figura furono appioppate pesanti e brutte ali.
Del resto, che si tratti della Fama non ci può essere dubbio alcuno, poichè sotto il globo, su cui essa con la sua sinuosa veste e con il braccio destro levato in alto, si legge una dotta epigrafe latina, in cui così si parla di lei:
NON VAGA PLUS RESONATTAMEN HINC
IN MARMORE SISTENS
CONTICUIT FAMA EST NAM
LAPIS IPSE LOQUAX
Ed è quanto dire che la Fama, fermatesi nel marmo, smise di andare in giro a parlare del duca Giacomo Bonanno, barone di Canicattì: ma, anche così attesta cioè la grandezza: Da “pietra parla” sarebbe derivato, per storpiatura di pronunzia, il nome “Petrappaulo”.
Il gruppo monumentale faceva parte di una grandiosa fontana, fatta costruire nel Seicento dal duca Giacomo Bonanno Colonna.
Diego Lodato