Per fortuna negli ultimi tempi, abbiamo cercato ti instaurare rapporti di collaborazione disinteressata con chiunque, singolo cittadino, associazione o azienda, al fine di promuovere i nostri paesi ed ovviamente i nostri prodotti, al fine di tentare di rilanciare l’economia delle nostre realtà, a volte colpevolmente dimenticate da tutti gli organi istituzionali ed il caso Favara è la più tragica riprova di questo secolare oblio. Dispiace che poi, quando gli Amministratori locali, cercano di programmare lo sviluppo dei nostri territori, ieri con i Patti Territoriali od oggi con i cosiddetti G.A.L. (Gruppi di Azione Locale) o con i piani strategici, per intercettare flussi finanziari atti ad evitare l’indebitamento delle nostre pochissime aziende, senza nulla pretendere, come nel caso del sottoscritto, qualcuno vorrebbe ingenerare equivoci e malintesi. Mi riferisco, in particolare, alla sortita pubblica, del presidente della Cantina Sociale La Torre di Racalmuto. Si tratta di una cooperativa che raggruppa circa seicento viticoltori e che ad oggi versa in una grave situazione di crisi, come tante altre aziende italiane e siciliane. Non dovrebbe essere considerato negativamente, crediamo, il fatto di tentare di andare in soccorso di un’azienda che non riesce a garantire la sopravvivenza dei propri soci. Quando purtroppo si riesce soltanto a garantire un prezzo per l’uva che è esattamente la metà dei costi di produzione e qualcuno tenta di trovare qualche rimedio, più o meno condivisibile, non significa, almeno da parte mia, puntare il dito sul Consiglio di Amministrazione. Non dovrebbe suonare grave offesa constatare semplicemente che, nella crisi generale del settore, una cantina sociale di Canicattì, riesce a pagare un chilo d’uva ben oltre i 20 centesimi al chilo che, intendiamo sono anch’essi una miseria, una cantina sociale di Menfi riesce a pagare anche 30 centesimi al chilo, quella di Racalmuto, lo scorso anno è riuscita a pagare soltanto 15 centesimi al chilo, mentre per quest’anno, dopo il conferimento del prodotto, i viticoltori non hanno ricevuto nulla. Fatte queste amare e sconfortanti considerazioni con ciò, non si vuole colpevolizzare nessuno ma, soltanto, mettendo da parte ingenerosi apprezzamenti sulle persone, sulle Istituzioni Locali, indirizzate dal Presidente della Cantina, vogliamo collaborare solo nell’interesse del Territorio che, badate bene, comprende i comuni di Racalmuto, Grotte, Milena, Montedoro e Castrofillippo, paesi dove ricadono i vigneti, per lo più della qualità Nero D’Avola di Alta Collina. Se il collega sindaco di Grotte, assieme a quello di Milena ed agli assessori del Comune di Racalmuto, si sono permessi di avanzare delle proposte che non si limitano, ovviamente alla vendita del vino presso il Centro Commerciale Le Vigne, ma vanno ovviamente ben oltre, per quanto mi risulta, tutto ciò non credo sia giusto liquidarlo come se si trattasse di fare clientelismo e quant’altro. Chiedo, personalmente, piuttosto, scusa anticipatamente se qualcuno, in mia assenza od a mio nome si è spiegato male. Per quanto mi riguarda il Presidente della Cantina La Torre di Racalmuto, può anche rimanere a vita al suo posto. Il sottoscritto nell’immediato passato ha solo voluto tendere la mano, mettendo a disposizione gli strumenti economici che la Regione, lo Stato e l’Unione Europea, mettono a disposizione e niente di più. Anzi, mi auguro di incontrare al più presto il presidente della Cantina, Angelo Cutaia, per discutere, se lo ritiene opportuno, di come affrontare questa disgraziata crisi, garantendo da parte mia non solo l’apporto nelle veste di sindaco e di consigliere di amministrazione della società mista del G.A.L., ma rendendomi sin d’ora disponibile a garantire alcune professionalità ed aiuti economici, di concerto con i Consigli Comunali e le Amministrazioni di tutti i paesi interessati.
Salvatore Petrotto sindaco di Racalmuto