Persa la prima battaglia, gli amministratori di Licata continueranno la loro lotta a favore del mantenimento del punto nascite dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso decidendo di percorrere adesso la strada del ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa. Il primo punto a favore dell’assessore regionale alla Sanita Massimo Russo, mente del piano di riordino del settore sanitario in Sicilia che prevede tra le altre cose anche il taglio di 23 punti nascita sparsi in tutta l’isola, tra i quali appunto quello di Licata, è stato dato dal provvedimento del Tar Sicilia che ha respinto il ricorso presentato dall’amministrazione comunale di Licata. Il tribunale amministrativo regionale di Palermo ha ritenuto non valide le motivazioni addotte dal sindaco di Licata Angelo Graci, sostenuto dall’intera giunta comunale, volte ad ottenere una revisione del decreto al fine del mantenimento del servizio presso il nosocomio di Licata. “ Abbiamo accolto con naturale amarezza la decisione del Tar – ha dichiarato il sindaco di Licata – ma non per questo ci fermeremo. Abbiamo intenzione di continuare la nostra battaglia a difesa del diritto della città di Licata di mantenere in vita presso il proprio ospedale il punto nascite che come tutti sanno abbraccia un bacino di utenza che va oltre il territorio licatese”. Una delusione quella dell’amministrazione comunale, che da giorni ha avviato una raccolta firme con un presidio permanente nei pressi dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso, resa ancora maggiore dalla decisione del Tar di salvare invece i punti nascita di Cefalu e Lipari, ritenendo che le motivazione dei tagli sono in un caso inconsistenti e nell’altro in contrasto con le stesse indicazioni del ministero della Salute. “ Se da un lato l’assessore regionale Massimo Russo ha dichiarato di volere ricorrere al CGA – ha continuato Graci – contro la decisione del Tar di sospendere la chiusura di Cefalu e Lipari, noi invece valuteremo l’ipotesi di ricorre al Consiglio di Giustizia Amministrativa contro la scelta che invece ha visto ancora una volta penalizzata la comunità licatese. “