L’assessore comunale al Bilancio, Giovanni Lentini, interviene sull’argomento “Tares”. “Tares non è un nome di un conquistatore di altri tempi, ma la nuova sigla che si è data alla nuova tassa – dice -. A decorrere dal 1° gennaio 2013 è istituita in tutti i comuni italiani, compresi quelli siciliani, appunto la “Tares”. E’ un nome da prendere in coscienza e capire di cosa si tratta. Questa tassa è il nome che si dà ai nuovi tributi a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni, e dei costi relativi ai servizi indivisibili degli stessi Enti Locali. Con l’introduzione del nuovo tributo scompaiono altre famose sigle come la Tarsu, la Tia 1, la Tia2, una vera riforma di cui il governo regionale almeno fino adesso sembra non aver tenuto conto, continuando a volere dare attuazione alla legge che prevede ai territori ottimali a società per la regolamentazione del servizio ( S.R.R.), mentre la normativa cambia interamente il sistema riguardante la tassazione del sistema rifiuti”. “Il Governo Regionale – prosegue – ha inviato nei comuni dei Commissari, per obbligare a deliberare l’adesione a questa nuova società che è la S.R.R.

Le S.R.R. devono essere costituite nel territorio di ogni ambito territoriale ottimale, e possono concludere accordi per la programmazione, l’organizzazione, la realizzazione e la gestione degli stessi. La normativa “Tares”, però non concede nessuna alternativa ai comuni e non assegna alcun ruolo a nessun altro organismo”. “In effetti – conclude Lentini – l’ Anci ha chiesto il differimento dell’entrata in vigore della “Tares”. Il governo nazionale ha escluso, per motivi di ordine finanziario che questo possa avvenire. Dal 1° gennaio 2013, quindi tutti i comuni dovranno adottare il nuovo tributo, anche in assenza del regolamento ministeriale non ancora adottato.


Detto provvedimento ministeriale doveva stabilire i criteri per la determinazione delle tariffe.

Nelle more del regolamento ministeriale, si dovrà fare ricorso al metodo normalizzato del Decreto Ronchi .

Per i comuni come il nostro che abbiamo adottato la TARSU, ci sarà un cambiamento radicale essendo chiamati a redigere un piano finanziario.

Il piano finanziario spetta unicamente ed esclusivamente a ciascun comune.

A questa tariffa, però andrà applicata una maggiorazione pari a 30 centesimi per mq che va allo stato a copertura dei costi indivisibili.

Lo stato però ridurrà i trasferimenti agli Enti Locali in un rapporto pari a quanto dovrebbero incassare con la maggiorazione.

I sindaci per far quadrare i bilanci, potranno elevare questa maggiorazione fino a 40 centesimi per mq.

Con le attuali difficili situazioni di quasi tutti i comuni il rischio di un ulteriore gravoso balzello sulla testa dei cittadini: c’è tutto.

Con l’arrivo di questo nuovo tributo che accorpa oltre la Tarsu tutti i servizi tra cui: rifiuti, pubblica illuminazione, Polizia Locale ed altri.

La grande mole di lavoro che porteranno questi servizi, induce l’amministrazione a potenziare l’ufficio tributi, sia sul piano strutturale e meccanografico, che come risorse umane, avranno da lavorare per la determinazione delle nuove tariffe.

La legge prevede di allineare la nostra banca – dati con il catasto. Le tariffe vengono determinate per categorie omogenee, e pertanto serve uno studio che accorpa tutti questi dati, mettendo anche in conto che dal prossimo anno il comune farà la riscossione diretta dei tributi.

In questo momento tutti i comuni si trovano in un momento di grande confusione”.

Giovanni Blanda