La giunta regionale, su proposta del direttore generale della protezione civile, ha approvato la dichiarazione di stato di calamità per i comuni etnei colpiti dalla eruzione di cenere vulcanica. Sono: Adrano, Biancavilla, Castiglione di Sicilia, Calatabiano, Fiumefreddo di Sicilia, Linguaglossa, Piedimonte Etneo, Mascali, Milo, Sant’Alfio, in provincia di Catania.

Per quanto riguarda invece la provincia di Messina: Castelmola, Giardini Naxos, Letojanni e Taormina. La dichiarazione si è resa necessaria per i “rischi alla salute umana che ci creano per l’emissione di ceneri nonché rischi per la circolazione sia veicolare che pedonale, intasamento tombini e caditoie, per le attività produttive, per gli insediamenti industriali, agricoli e turistici, per la necessita di eliminare l’intasamento delle vie di circolazione e per quanto necessario a eliminare ogni pericolo derivante dal fenomeno”.


Lo stato di calamità era stato chiesto a gran voce dal movimento 5 stelle, insieme con la sospensione del pagamento delle tasse per le imprese agricole danneggiate. Il gruppo all’Ars ha presentato una mozione, prima firmataria Angela Foti. “Questo problema – afferma Foti – doveva essere già superato. Ad aprile l’aula aveva votato un ordine del giorno all’unanimità per chiedere al governo di attivarsi presso il ministero dell’Ambiente su questa drammatica situazione. La zona etnea si ritrova, dunque, dopo sei mesi, in ginocchio e senza alcuna certezza”.