candelaUn imprenditore edile bagherese di 56 anni, si è impiccato nel suo magazzino in via Carlo Alberto Dalla Chiesa al piano terra della propria abitazione. Lo hanno trovato i familiari appeso a una trave. Secondo quanto raccontato dal fratello l’imprenditore vantava crediti per 500 mila euro da imprese per le quali aveva lavorato. Negli ultimi mesi le sue condizioni economiche erano diventate critiche.

I parenti raccontano di una lettera scritta qualche settimana fa dove l’uomo in preda ad una crisi depressiva aveva manifestato l’intenzione di farla finita.

“È ora di dire basta. Non vogliamo più assistere inermi a queste continue stragi degli innocenti. L’ultima disgrazia che ha colpito il mondo delle imprese siciliane, deve essere motivo di riflessione per tutta la classe dirigente dell’isola” urla Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Sicilia.

“In questa triste vicenda – aggiunge – abbiamo tutti delle colpe; le ha la burocrazia presente a tutti i livelli, ma anche le grosse aziende che appaltano o subappaltano lavori alle piccole e deboli imprese. Non si può permettere che un uomo si tolga la vita perché, nonostante vantasse più di un milione di crediti, non riusciva ad incassarli e le banche gli chiudevano pure le porte”.

Ribisi fa anche un passaggio sullo stop del ddl pagamenti all’Ars. “In tutto questo che fanno le Istituzioni? Litigano su come meglio ritardare il pagamento dei debiti che gli enti locali hanno verso le imprese e si attaccano ad ogni stratagemma per non pagare. Basta, necessita una ribellione civile e un convincimento generale che, non si può andare avanti senza regole certe, che devono essere rispettate da tutti: banche, Istituzioni, politici, burocrati, imprese grandi e piccole, lavoratori. Ma non si può giocare sulla pelle degli imprenditori”.