Oggi vogliamo affrontare un argomento che riteniamo possa diventare un momento di riflessione per tutti. Cominciamo con il chiederci perché si vota una persona piuttosto che un’altra.
Sono tante le variabili che condizionano il voto di noi cittadini. La variabile più condizionante è la necessità che il candidato possa rispondere a nostre istanze di carattere personale;
facciamo qualche esempio:
1) un favore personale, una promessa di un posto di lavoro, la promessa di risolvere un problema di tipo amministrativo, la certezza che comunque sia una persona alla quale in qualsiasi momento si può chiedere un favore. In questo caso il potenziale elettore, non adotta criteri di razionalità e non è interessato alle reali capacità del candidato , ma lo valuta solo in base a un proprio ritorno personale (U favuri).
2) Un altro criterio è l’appartenenza o l’obbligo nei confronti di un politico che magari in passato ha realizzato per il potenziale elettore quanto presente nel punto precedente, cioè ha corrisposto il favore personale e pertanto ha motivo di richiedere il voto al soggetto favorito, per sè o per chi questi intende candidare.
3) Altro criterio è la disponibilità personale, cioè la predisposizione del soggetto a forme dirette di amicale confidenza, per la serie il caffè al bar, la pacca sulla spalla, il saluto in qualunque occasione. Un modo narcotizzante di condizionamento che offusca la capacità razionale , di valutazione sulle effettive caratteristiche del candidato appannaggio di una vicinanza all’uomo “istituzione”
4) Altro interessante criterio è il cosiddetto “ chi c’è pi‘ mia?”. Questo atteggiamento è solito di chi sapendo di potere dare per primo qualcosa in cambio, vedi i voti della famiglia, degli amici, si va a negoziare un suo ritorno personale. Incarichi di diversa natura, posizioni politiche, fino ad arrivare a promesse di favori che lasciamo alla vostra immaginazione.
5) Al quinto punto troviamo il “cooptato” quello avvicinato da altri, vicini al candidato a cui si fa credere che a fare parte della squadra vi è solo da guadagnarci. Spesso chiamati anche “utili idioti” o “portatori d’acqua”
6) Al sesto posto, chi vota il meno peggio. Questo criterio viene spesso adottato per giustificare la propria scelta, individuando nel “ meno peggio” qualità umane del tipo: “però saluta”, “ci posso parlare”, “anchi si mi cugliunia , almeno lo sa fare” etc etc Questo punto si lega al punto 3 ma con alcuni distinguo.
7) Poi vi è il voto di protesta. A questa categoria appartengono tutti quelli che vogliono che non venga eletto qualche altro. Quindi è un voto contro qualcuno , ma non a favore di qualcuno. Anche in questo caso le reali capacità del candidato hanno poca considerazione da parte dell’elettore.
8) In ottava posizione vi è “ io vedo bene a…” Questa tipologia di elettore è particolarmente interessante. A io vedo bene a.. segue “è una bella figura, lo trovo la persona adatta” etc etc . Se provi a chiedergli perché, cioè cosa lo ha realmente convinto…non troverà alcuna spiegazione che non sia meramente emotiva.
La conseguenza diretta e inversamente proporzionale a questi criteri fin qui descritti è la proposta che la politica fa candidando personaggi non preoccupandosi affatto delle vere caratteristiche che il candidato dovrebbe avere. O meglio, la politica ricerca candidati che abbiano caratteristiche che facciano comodo ai meccanismi della politica e non alle soluzioni che necessitano alla città.
A qualsiasi delle categorie sopracitate noi possiamo appartenere, non possiamo ignorare il fatto che i criteri utilizzati sono lontani anni luce da quelle che realmente utili alla città. L’egoismo del singolo è molto più potente di qualsiasi visione di una città la cui qualità della vita possa riguardare tutti , i nostri figli compresi.
Questa breve disquisizione non ha alcun obiettivo se non quello che si propone l’oroscopo del giorno; rivedersi in quello che gli astri dicono di noi come se ci conoscessero.
L’altro giorno un filosofo in televisione diceva: un buon sindaco è colui che punta a cambiare la mentalità dei propri cittadini, che punta a fare cambiare le cattive abitudini a chi la abita, a utilizzare il danaro con il criterio del buon padre di famiglia, proprio come un padre farebbe con i figli, con la propria famiglia. Lo deve fare con l’esempio, con la coercizione, con la fantasia.
E adesso possiamo aggiungere un’ultima tipologia di elettore: quello che chiede al candidato; tu cosa vuoi fare della mia città, quali problemi conosci di essa, come li vuoi risolvere, come la vuoi migliorare, qual è la tua visione? L’elettore che chiederà: convincimi, seducimi, ma senza pensare a me, senza cercare di corrompermi, ma affascinandomi. Molti amano chiamarlo “voto d’opinione”
Se pensiamo che a qualunque di queste categorie apparteniamo, tutto verrà deciso da un piccolo lapis, che dentro una sorta di capanna allestita mette il segno della croce su un nome piuttosto che un altro, vengono quasi i brividi.
Cesare Sciabarrà