E se la politica ritrovasse quella parte emotiva di cui non si sente più parlare? Da un po’ di tempo mi viene in mente questa domanda. Già la parte emotiva, quella emozione che si prova nel pensare un paese che ritrova, come per una inspiegabile alchimia, la voglia di risollevarsi, di credere a ciò a cui i capi bastone della politica non vogliono più farti credere;
Quel cambiare tutto per non cambiare nulla e se all’improvviso quel “cambiare tutto” servisse davvero a “cambiare tutto” : Se all’improvviso nessuno di noi più accettasse di vedere un paese pieno di buche, se si indignasse perché non trova un impiegato al suo posto a lavorare o un vigile distratto che non si accorge che vi è un’auto parcheggiata sulle strisce pedonali, se all’improvviso non accettassimo più di sentirci dire “ munnu a statu e munnu è “ oppure “ chi la sarbari tu l’Italia”.
Se non aprissimo la porta a madri , figli, nipoti, zii e parenti di gente che sta venendo a chiederti il voto perché lo ha già scambiato con un loro vantaggio personale come si farebbe con le figurine panini. Se mandassimo a fan culo la nostra mediocrità e dessimo fuoco a quel cazzo di orticello che alla fine produce solo erba avvelenata che ci avvelena la vita. Se graffiassimo l’auto con un chiodo da 10 allo stronzo che parcheggia nel posto dei portatori di handicap;
Se buttassimo la spazzatura negli orari che non rispettano neanche quelli che li hanno predisposti. Se ai convegni sulla legalità avessimo il coraggio di alzarci e indicare quelli con il vestito buono e la cravatta Marinella, gridando loro che non hanno cosa cazzo farci a quel convegno; Se avessimo un carroattrezzi che rimovesse l’auto dello stronzo che blocca il traffico per comprare il pane;
Se a chi ti viene a chiederti il voto dicendoti “ non c’è problema” gli rispondessimo “va fa nculo”. Se tornassimo a camminare a piedi per conoscere la nostra città , se fosse da tamarri girare trenta volte il paese per fare vedere che hai l’auto più grossa. Se chiedessimo al prossimo sindaco di depositare il primo giorno del suo insediamento , il suo stato patrimoniale. Se pretendessimo da chi si candida a consigliere comunale di sapere almeno cosa è una “determina”;
Se chiedessimo che gli assessori vengano scelti perché hanno delle specifiche competenze in quel determinato settore e non perché rappresentano un pacchetto di voti fottuti a povera gente che ha creduto a qualche promessa mai mantenuta;
Se chiamassimo un assessorato “ piccoli eventi” magari organizzando una buona festa della salsiccia e una straordinaria tombolata. Se i premi degli obiettivi raggiunti ci venissero mostrati insieme agli obiettivi (raggiunti). Se si finisse di pensare che “io sono meglio degli altri”. Se guardassimo a quelli che fanno meglio di noi con molto meno di quello che abbiamo noi;
Se a tutti i cittadini si spiegasse come leggere un bilancio e scoprissero che fine fanno i nostri soldi;
Se i dissuasori di cemento tornassero a fare i dissuasori, i semafori tornassero ai loro splendidi colori e le strisce pedonali non fossero scambiate per un’opera di un graffitaro juventino;
Se entrando in quella cabina elettorale , appena messa la matita in mano capissimo che quella matita in quel momento diventa un’arma di distruzione di massa, quel giorno , solo quel giorno, potremmo gridare a squarcia gola l’amore per questa nostra città e dire per una volta, una sola volta a Tomasi di Lampedusa, che non aveva capito un cazzo.
Cesare Sciabarrà