Da qualche giorno la triste vicenda di Tiziana Cantone, la ragazza morta suicida dopo la divulgazione in rete di alcuni video hard che la vedevano protagonista ha fatto ritornare alla luce la leggerezza con cui tante ragazzine postano in rete video al limite del pudore.
Molte giovani non sembrano soddisfatte del solo rapporto sessuale, a farla da padrona è il voyeurismo, l’esibizionismo e la condivisione dei filmati. Quindi non solo ormoni e naturale curiosità ma anche emulazione di comportamenti che sono giunti ai ragazzi dalla televisione, internet e giornali.
Giovani si fanno filmare, poi quelle immagini finiscono in Rete, ad uso e consumo di tutti. In molti si chiedono se c’è la consapevolezza di quello che si sta facendo o se il tutto è vissuto come un gioco?
I filmati finiscono con i loro amplessi su Internet e sui telefonini. La gente fa finta di stupirsi ed indignarsi ma è solo una grandissima ipocrisia. La mania di molti giovani sembra essere quella di riempire la memoria dei loro cellulari con video porno amatoriali.
I più bigotti suggeriscono di censurare i siti dove circolano queste immagini ma più che censure servirebbero le regole da rispettare, perchè la comunicazione non dovrebbe mai ledere la dignità e la privacy altrui. Ma di storie come quella di Tiziana, come testimonia la cronaca di questi giorni, purtroppo ne esistono parecchie.
Più che indignarsi e criticare allora, la gente dovrebbe riflettere. In queste storie il fine è sempre lo stesso e riguarda la corsa a rendere visibili le immagini hard.
Nei piccoli centri il tutto è amplificato dal fatto che si arriva facilmente ad individuare i protagonisti delle storie a luci rosse, il disagio allora è notevole quando si entra in qualche esercizio pubblico e si legge negli occhi della gente la finta indifferenza e ipocrisia di chi si sente esente da questo genere di eventi.
Nei ragazzi c’è un maggiore “menefreghismo”, il giudizio morale si può interpretare con il retaggio della cultura maschilista: in questo genere di vicende il ragazzo è “ fico” , la femmina è “ leggera” resta il fatto che in un piccolo centro una simile situazione segnerà per sempre la vita dei protagonisti fino a gesti estremi come quello di Tiziana Cantone.
Oggi più che mai c’è una gran confusione tra la dimensione pubblica e quella privata all’interno dei social media.
Non esiste veramente un privato in spazi che sono pubblici o semi-pubblici, se io litigo con qualcuno in un commento sulla mia pagina Facebook, chiunque può vederlo e riportarlo, bisogna sempre ricordare che in Rete gli unici anticorpi che ci sono siamo noi e le nostre scelte perchè una volta condivisi contenuti molti privati, per come funzionano i social, le informazioni che ci sono su ognuno di noi si annidano nelle conversazioni di chiunque: è impossibile cancellarle definitivamente !!!