Si alza in piedi uno degli “Atlanti” di Agrigento, ‘guardiano’ del grandioso tempio di Zeus, la cui costruzione comincio’ intorno al 480 a.C. per celebrare la vittoria sui cartaginesi nella battaglia di Hiera ma mai completato. Il Tempio aveva colonne alte quasi 18 metri, ed era ‘sorvegliato’ da giganti di pietra, chiamati Telamoni o Atlanti, come quell’Atlante condannato da Zeus a reggere il mondo per aver aiutato i Titani. Uno di questi Telamoni e’ stato ricostruito, partendo dall’accorpamento dei resti di alcune grandi statue, le stesse che erano sistemate tra le colonne del famoso tempio. Ora e’ in piedi, e domani sara’ svelato al pubblico.
Sara’ un evento tutto siciliano, senza la presenza (finora) di rappresentanti del governo nazionale proprio nell’anno in cui Agrigento si prepara a diventare Capitale della Cultura 2025. Saranno presenti, spiega una nota della Regione, il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani; l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato; il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, Roberto Sciarratta; il sindaco di Agrigento, Francesco Micciche’; il prefetto di Agrigento, Filippo Romano; il curatore del progetto di musealizzazione, Carmelo Bennardo, e l’esperto scientifico del progetto, Alessandro Carlino. Il colosso poggia su una struttura in acciaio corten, che supera da sola i dieci metri, ed e’ il cuore di un imponente intervento di musealizzazione dell’intera area sulla base degli studi condotti gia’ da alcuni anni dal parco archeologico con l’Istituto archeologico germanico di Roma. La ricostruzione del Telamone, che non viene definita ufficialmente un’anastilosi (la ricostruzione di edifici ottenuta mediante la ricomposizione, con i pezzi originali, delle antiche strutture), e’ consistita nella combinazione di blocchi originali e frammenti scoperti gia’ nel 1920, preservati nell’area del tempio e appartenenti a vari telamoni. “Questo colosso – spiega l’assessorato ai Beni culturali – – rappresenta il fulcro di un ambizioso progetto di musealizzazione dell’intera area”.
Le parti del Telamone sono state riassemblate nel 2008 su rilievo di Heinz-Jurgen Beste dell’Istituto Archeologico di Roma. All’AGI Beste ha detto di non aver “visto” la struttura realizzata e di non poterla dunque commentare. “Tra il 2005 e il 2008 – aveva spiegato il direttore del Parco archeologico Sciarratta a suo tempo, quando il porogetto prese piede – e’ stata condotta un’estesa campagna di studi e rilievi da parte dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, che ha portato a completare un nuovo rilievo sistematico dei resti dell’Olympieion e dei suoi importanti elementi architettonici.
L’obiettivo dell’indagine scientifica mirava ad una ricostruzione attendibile delle architetture del tempio per rispondere cosi’ alle domande ancora aperte sulla base di un’approfondita analisi architettonica degli elementi costituenti”. Sono stati localizzati “piu’ di 90 frammenti che, per dimensioni e forma, appartengono chiaramente alle sculture del tempio, tra cui blocchi provenienti da almeno otto diversi telamoni che sono stati temporaneamente assemblati e musealizzati all’interno del perimetro del tempio”. Il progetto vuole musealizzare “una serie di elementi architettonici e statuari particolarmente importanti presenti nell’area del tempio di Zeus, ultima esile testimonianza delle finiture del santuario”. In particolare: una serie di blocchi modanati, 5 in totale, che facevano parte del frontone e della trabeazione; due capitelli, una porzione di trabeazione (architrave e fregio) e cornice (geison); un telamone”. “Nascosti tra i ruderi del tempio di Giove Olimpico, di quello che Diodoro descrisse essere come una delle opere piu’ imponenti dell’antichita’ – continuava Sciarratta – si trovano numerosissimi resti utili alla ricostruzione degli elementi architettonici piu’ singolari presenti nei templi di Akragas. Ci sono infatti piu’ telamoni che giacciono in pezzi tra i resti del piu’ grande tempio greco della Sicilia, in parte individuati gia’ da Pirro Marconi che negli anni ’20 del secolo scorso, scrive della sorte di questo illustre edificio, il piu’ famoso tra quelli di Agrigento, definendola come perlomeno ‘singolare’”. Il Telamone ricostruito e’ posizionato nella zona a nordest del tempio, la stessa che i viaggiatori dell’Ottocento in Sicilia, disegnatori e studiosi, individuavano come il punto da cui il gigante emergeva dai ruderi. E, da quella posizione, guarda la citta’.