“Siamo a Ravanusa, la città dove l’acqua arriva una volta ogni 18 giorni, città simbolo del disonore d’Italia. Questa è la seconda tappa della nostra inchiesta nelle zone in Italia dove la crisi climatica ha più lasciato il segno. Come ha testimoniato il sindaco Salvatore Pitrola, qui è un un disastro, un vero e proprio disastro per le famiglie e le realtà produttive e agricole dell’agrigentino: non hanno gli stessi diritti dei cittadini e delle cittadine che abitano in altre parti d’Italia, che aprono il rubinetto e hanno l’acqua corrente. Per quanto ci riguarda, questo costituisce un vero e proprio crimine. Ci sono decine di dighe, ovvero invasi d’acqua, come ci ha spiegato anche l’europarlamentare dei Verdi Leoluca Orlando, presente in questa tappa, la cui acqua non viene utilizzata perché non sono stati collaudati. Lavori terminati da anni che non hanno avuto il collaudo, per questo motivo quest’acqua non viene usata e viene buttata a mare, e non puó essere utilizzata dagli agricoltori. Gli effetti di questo combinato disposto tra la siccità, la crisi climatica, la desertificazione connessa e la mala amministrazione delle infrastrutture idriche della Sicilia stanno portando gli agricoltori a estirpare vigneti, agrumeti, e nell’area di Canicattì ad abbattere bestiame per la scarsità dell’acqua.”

Così riporta Angelo Bonelli, co-portavoce Europa Verde e deputato AVS in Sicilia per il suo tour inchiesta” Watergate-Siccità e crisi climatica” che prosegue nella seconda tappa alla Piana di Catania

“Le società che gestiscono l’acqua hanno comunicato ad agricoltori e allevatori che non sarà più possibile conferire loro l’acqua per uso zootecnico. È una dichiarazione di condanna a morte, non solo per gli animali, ma per un intero settore economico. DAll’inizio dell’anno i danni all’agricoltura, in termini di perdita del patrimonio e di cali di produzione, arrivano a superare i tre miliardi di euro. Una vera e propria ecatombe economica. Per questo rinnovo l’invito pubblico alla premier Meloni a venire in Sicilia e a recarsi a Ravanusa, perché città dimenticata dallo Stato, per rendersi conto. Io, ripeto, sono disposto ad accompagnarla.

“Di questa situazione non posso non interessare la l’autorità giudiziaria, perché di fronte a tutta questa grande quantità di acqua dolce, che viene buttata a mare e non data ai campi agricoli perché le dighe non sono collaudate, c’è qualcuno che deve risponderne davanti alla giustizia”, ha concluso.