Infrastrutture in Sicilia, Giovanni Pistorio, segretario generale della Fillea Cgil Sicilia fa il punto della situazione, evidenziando «il divario esistente tra l’Isola e il resto d’Italia e che, anziché diminuire, rischia di crescere. E ciò, a maggior ragione, pesa sull’intero sistema produttivo già alle prese con le problematiche che emergeranno a causa dei dazi».

I numeri parlano chiaro: «La carenza infrastrutturale e logistica, allo stato attuale, pesa ogni anno 60 miliardi di euro per tutto il Mezzogiorno – spiega Pistorio – e gran parte di questo peso viene a gravare sull’economia e, più complessivamente, sulla qualità della vita di chi vive e opera in Sicilia. Però una rapida valutazione degli interventi infrastrutturali tramite cui provare a invertire la rotta, la loro realizzazione e conseguente messa in opera potrebbe servire, e non poco, dal punto di vista produttivo, sociale e ambientale». Il riferimento è a «quattro importanti progetti, uno dei quali purtroppo è partito con tutto il suo carico di handicap iniziali senza che nessuno avvertisse la necessità di intervenire quando si era abbondantemente in tempo per farlo ed è quello che ostinatamente viene definito alta velocità e che tale non è».


Il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia precisa: «È noto a tutti che attraverso la cosiddetta “cura del ferro”, nelle aree attraversate dall’alta velocità, si registrano incrementi del Pil superiori all’1%. Mediamente ogni anno il Pil in Sicilia registra incrementi leggermente inferiori all’1%; ragion per cui la messa in opera dell’alta velocità farebbe raddoppiare la crescita. Però l’alta velocità in corso di realizzazione non è tale. Infatti, per larghi tratti si procederà su un unico binario così come da Lercara a Catenanuova e per l’intero percorso si opererà con una tecnologia che non permette l’alta velocità. Ancora però volendo si potrebbe intervenire ma è il “volendo” che non trova spazi di manovra».

Il secondo riferimento è alla tangenziale di Catania «insufficiente – a detta di Pistorio – e che ogni anno, a causa degli intasamenti e dei blocchi, pesa sull’utenza per circa 300 milioni di euro; una zavorra sulla produttività e sulla competitività dell’intero sistema servito dall’arteria. La realizzazione di una via di traffico alternativa al percorso servirebbe, e non poco, a decongestionare il traffico sulla tangenziale e a rilanciare le attività in zone al momento non adeguatamente servite».

«Poi c’è la circonvallazione di Palermo – prosegue il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia – attraversare in una direzione e nell’altra la città di Palermo percorrendo viale della Regione Siciliana è sempre un’avventura. Si registrano, anche in questo caso, costi derivanti dal calo della produttività per circa 300 milioni di euro, comprimendo l’intera economia delle aree servite. Necessita una nuova arteria di traffico. Anche per quanto riguarda queste due importanti arterie stradali sono costantemente allo studio soluzioni praticabili ma il problema è che chi sta al governo non decide in una direzione o nell’altra. Dal nostro punto di vista le due opere vanno realizzate senza tentennamenti».

Pistorio passa dunque ad analizzare «la mitica Nord – Sud, la strada che avrebbe dovuto collegare Gela a Enna e da lì a Capo d’Orlando, tagliando in due la Sicilia. Dell’utilità dell’opera è superfluo discutere. Al momento, sono già in esercizio alcuni lotti e altri sono in corso di realizzazione ma i tratti non sono raccordati tra loro, sono dei manufatti non interamente funzionali al raggiungimento dello scopo per cui era stato previsto l’intervento. Il completamento di quest’opera, rimandato da decenni, è essenziale per il nostro territorio; ovvero quantomeno se ne completi intanto una tratta poi che si voglia completare la Gela Enna o la Enna Capo d’Orlando, questo attiene alla politica ma quantomeno potremmo finalmente avere un’intera tratta interamente funzionante».

Il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia conclude: «Poi ci sono le altre dorsali, reti stradali di collegamento che vanno realizzate e quelle già in opera rafforzate. Non sono tante e, per comodità, non se ne fa un elenco ma quando si parla di incompiute non si può non partire da queste 4 importanti arterie: perché senza la loro piena realizzazione a essere incompiuta è la Sicilia stessa. Ciò che si sta invece facendo è lo spostamento di risorse fatto da un governo che non ha chiara un’idea di Mezzogiorno e del suo fabbisogno».