Secondo l’indagine svolta dalla Società italiana di neonatologia (Sin), c’è un dato che risulta essere davvero allarmante: circa 1 bambino su 1000, in Italia, viene abbandonato dopo il parto.
Nello specifico, secondo i dati raccolti, il 37,5% delle donne che non riconoscono il figlio sono italiane, e nel 48,2% dei casi hanno un’età compresa tra i 18 e 30 anni.
Attualmente, in Sicilia sono presenti alcune Culle per la Vita, istituite e gestite da enti del Terzo Settore, organizzazioni di volontariato o istituzioni religiose. Oggi, grazie ai dati in possesso dall’Ai.Bi (Associazione amici dei Bambini), si può comunque venire a conoscenza delle “culle” presenti in Sicilia. Sono appena quattro, due presenti a Palermo e due presenti in provincia di Catania (Paternò e Giarre). Purtroppo non ci sono statistiche ufficiali sul numero dei neonati abbandonati in tutto il territorio siciliano, ma di certo il fenomeno, purtroppo, è in crescita e i dati di prima mano non sono confortanti, per lo più se si considera la provenienza dei neonati abbandonati da mamme molto giovani e appartenenti a ceti sempre più bassi e meno abbienti.
Manca una cornice normativa regionale che ne disciplini in modo uniforme la presenza, l’utilizzo, la gestione e l’informazione rivolta alla cittadinanza.
E’ per queste ragioni che ho presentato un disegno di legge che intende dunque colmare questo vuoto normativo, attraverso:
La definizione formale di “Culla per la vita” quale strumento di tutela del neonato e di supporto alla maternità in condizioni di estrema difficoltà e la sua equiparazione al parto in anonimato;
L’istituzione di tali presidi per ogni punto nascita, in raccordo con le strutture sanitarie e i servizi sociali regionali;
La predisposizione di percorsi formativi specifici per il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto;
L’avvio di campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione, per far conoscere l’esistenza e la funzione della Culle per la Vita come alternativa sicura e legale in situazioni di emergenza.
Un tema che mi sta molto a cuore e che, ne sono certo, farà breccia tra i miei colleghi deputati, ai quali, chiederò di dare seguito in prima battuta nella commissione competente e poi in aula affinché il disegno di legge possa diventare norma nel più breve tempo possibile.
Le parole del deputato questore all’Ars Vincenzo Figuccia.