“Chiarimenti documentati su tipologia, dimensionamento e finanziamento degli impianti di termovalorizzazione, anche in rapporto con il previsto ampliamento delle discariche e i nuovi impianti pubblici per la gestione dei rifiuti”. A richiederlo la Sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana, nella delibera di approvazione delle bozze di referto, per il contraddittorio con le amministrazioni interessate, sulla gestione del “Ciclo dei rifiuti nella Regione siciliana, sull’economia circolare e, in generale, sulle azioni a tutela dell’ambiente e di manutenzione e di valorizzazione del territorio”.
Il Prgru del 2024 prevede, ricordano i magistrati contabili, la realizzazione dei due termovalorizzatori (a Palermo e Catania) i cui scarti verranno smaltiti presso le discariche esistenti, con previsione di ulteriori ampliamenti al fine di garantirne la capacità di abbancamento – del costo stimato di 400 milioni di euro ciascuno. Recentemente all’Ars il presidente della Regione, Renato Schifani, ha spiegato che entro i primi di settembre saranno consegnati a Invitalia i nomi di vincitori che entro cinque mesi dovranno redigere i progetti di massima. Sebbene la tecnologia legata alla progettazione di impianti termovalorizzatori “consenta, al giorno d’oggi – scrive la Corte dei conti – di realizzare impianti a basso impatto ambientale, residua comunque una certa quantità di sostanze inquinanti prodotte, che dipende dal tipo di rifiuto trattato e dal tipo di impianto e che, benché’ minima, produce effetti sull’ambiente circostante e sulla salute umana”.
L’Unione Europea, rileva la Corte dei conti, “ha voluto scoraggiare tutte quelle forme di trattamento dei rifiuti che determinano un rischio per l’uomo e l’ambiente, privilegiando metodi e processi ad impatto zero”. Nel corso delle audizioni in merito al Piano regionale di gestione dei rifiuti (Stralcio rifiuti urbani) svolte presso la IV Commissione Ars – Ambiente, territorio e mobilità, “riserve sono state espresse”, ricordano i magistrati, tra gli altri, da Anci Sicilia e Legambiente. Anci in particolare, alla luce della pianificazione esistente, ritiene sussista un “sovradimensionamento degli impianti previsti: i due termovalorizzatori e l’ampliamento delle discariche appaiono in contrasto con l’aumento della raccolta differenziata, che ridurrà ulteriormente il rifiuto indifferenziato.
I termovalorizzatori e l’ampliamento delle discariche appaiono in contrasto con la progressiva tendenza all’aumento della raccolta differenziata, che ridurrà ulteriormente il rifiuto differenziato, e con le Direttive europee che impongono di poter conferire in discarica o termovalorizzare non giù del 10% del totale dei rifiuti (ovvero circa 220 tonnellate)”. “Chiarimenti documentati” sono richiesti dalla Corte dei conti anche su tipologia, dimensionamento e finanziamento dei “nuovi impianti pubblici per la gestione dei rifiuti” (diversi dai termovalorizzatori), sulla previsione di impianti per la produzione del Combustibile solido secondario, sui Centri comunali di raccolta autorizzati ed effettivamente operativi, sull’adeguatezza dei costi del servizio di gestione dei rifiuti, in relazione allo stato attuale dell’impiantistica e alla programmazione, con particolare riferimento ai sovra-costi legati alla raccolta differenziata e al trasferimento all’estero dei rifiuti.