E’ scontro, l’ennesimo, sull’uso dei fondi del PNRR in Sicilia, un programma da 15 miliardi e 713 milioni da usare entro il 2026 ma lo stato di avanzamento parla di una spesa ferma a meno di un terzo della somma totale in Sicilia.
L’attacco è della Cgil sicilia che fa i conti in tasca alla spesa ma viene subito corretta dai conti fatti dalla Regione che pure non brillano per quantità di spesa prodotta.
I conti della CGIL
In base alle cifre fornite dal sindacato al 30 giugno 2025 sarebbero stati spesi solo 4.695.851.861, ovvero meno di un terzo della dotazione economica totale pari a 15.713.383.650.
Per la Cgil Sicilia si registra la mancanza di “progressi significativi nell’avanzamento dei lavori delle opere previste e il mancato rispetto dei target di crescita occupazionale di donne e giovani”.
Arrancano i pagamenti da parte dei soggetti attuatori, attestandosi su una percentuale di poco
superiore al 29% e collocando l’isola tra le ultime regioni d’Italia.
Rispetto ai dati sui pagamenti il gap con le altre regioni, rileva la Cgil, è ampio.Per esempio tra le regioni del sud la Campania ha una percentuale di pagamenti del 30,5 su un ammontare economico di gran lunga superiore alla Sicilia, 19.883.871.706 di euro.
Il dato siciliano risultato ancora più drammatico se il confronto è con le regioni del Nord o del centro Italia. La Lombardia è al 46,6% su 23.076.656.835; il Piemonte è al 45,4% su 16.249.832.498; il Lazio 36,7% su 16.456.953.707.
La Sicilia dunque “fanalino di coda”, “con l’aumento di 300 milioni che c’è stato destinato prevalentemente a coprire i costi dei progetti già avviati”.
La replica della Regione cifra su cifra
Sul sistema informativo Re.Gi.S., unica piattaforma ufficiale per il monitoraggio e la rendicontazione dei progetti Pnrr, i dati aggiornati al primo settembre (quindi aggiungendo luglio e agosto al dato della CGIL) mostrano una percentuale dei pagamenti relativa alla Sicilia pari al 31,63%, per un importo di oltre 5 miliardi di euro, su un totale di quasi 15,9 miliardi di finanziamenti complessivi. Spesa certificata, dunque, più alta di 2 punti percentuali e somma totale della disponibilità a sua volta lievemente più alta di quasi 200 milioni di euro.
Regione responsabile solo di poco più del 10% del Pnrr
La Regione, però, precisano da Palazzo d’Orleans, è “soggetto attuatore” di appena 1,8 miliardi, pari a circa l’11% delle risorse a disposizione. Questo significa che la maggior parte dei fondi è gestita da Comuni, enti pubblici nazionali e altri soggetti.
La cabina di regia
Ma la Cgil attacca sul ruolo della cabina di regia regionale: “La cabina di regia regionale, per il monitoraggio e l’indirizzo politico delle risorse- affermano Alfio Mannino, segretario generale
della Cgil Sicilia e Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale- si è riunita solo all’atto della costituzione. In pratica non ha funzionato e il risultato è questo, su un piano che peraltro di revisione in revisione risulta già snaturato rispetto agli obiettivi e alle ambizioni iniziali”.
Ambizioni, ricordano i due esponenti della Cgil, “relative a una grande infrastrutturazione sociale, ambientale e digitale del Paese che consentisse il superamento dei grandi divari territoriali, sociali e di genere esistenti”.
I due esponenti della Cgil rilevano peraltro che “la Sicilia rischia tra una anno, alla fine dell’intervento, di non avere tratto i dovuti frutti dalle enormi risorse messe a disposizione e di registrare lo stop della crescita del Pil registrata in questi due anni , un dato di fatto drogato-
sostengono Mannino e Lucchesi- da circostanze momentanee, dagli effetti non duraturi”.
Cabina di regia impegnata nel supporto
“La Regione è costantemente impegnata, attraverso un’apposita “Cabina di regia” che possa supportare e coadiuvare i dipartimenti regionali nella programmazione e nella spesa dei fondi, oltre che nel monitoraggio e nel coordinamento delle attività” precisa, la nota di Palazzo d’Orleans.
La preoccupazione di un intervento statale
Infine il sindacato esprime la preoccupazione di un intervento da parte di Roma “Per non andare perdute le risorse potrebbero essere dirottate dallo Stato nel capitolo Difesa, che non ha vincoli di scadenze. Sarebbe una beffa – dicono Mannino e Lucchesi – il governo regionale avrebbe dovuto vigilare sulla messa a terra delle risorse coordinando le attività dei vari centri attuatori e invece non ha prodotto alcun significato atto per raggiungere gli obiettivi del Pnrr”.