La recente visita ad Agrigento della Commissione regionale Antimafia, guidata dal presidente Antonello Cracolici, nell’ambito del lavoro di mappatura sullo stato della criminalità organizzata nelle province siciliane, ha fatto emergere un contesto, come prevedibile , abbastanza preoccupante.

Le audizioni svolte hanno infatti confermato la persistente capacità di influenza che le organizzazioni mafiose continuano a esercitare sul territorio provinciale.


Il presidente Cracolici ha sottolineato come la mafia stia cambiando volto: oggi non ricorre più prevalentemente ai proiettili, ma alle buste, cioè agli strumenti della corruzione e del condizionamento economico.

Una strategia che le consente di infiltrarsi nei meccanismi dell’economia legale e di piegare anche figure non organicamente appartenenti a Cosa nostra, ma comunque sensibili al richiamo del potere e del denaro.

Questa metamorfosi rende ancora più insidioso il fenomeno mafioso, che non si manifesta più solo con la violenza e l’intimidazione, ma con la capacità di insinuarsi nei gangli vitali della società, alterando le regole del mercato, condizionando le scelte politiche e inquinando il tessuto sociale.

In questo scenario diventa fondamentale un coinvolgimento attivo della società civile, delle associazioni, delle istituzioni scolastiche e della politica. L’educazione alla legalità deve essere ulteriormente rafforzata attraverso un’azione capillare nelle scuole, perché la formazione delle nuove generazioni rappresenta lo strumento più efficace per spezzare il radicamento della cultura mafiosa.

Allo stesso tempo, la politica deve recuperare e riaffermare la propria funzione pedagogica: non può rinunciare al ruolo di guida, testimonianza e orientamento verso valori di legalità, giustizia e responsabilità civica. Contrastare la mafia significa infatti costruire ogni giorno un tessuto sociale più solido, consapevole e libero, in cui nessuno si senta spettatore ma parte attiva di un cambiamento possibile.