La presente per rappresentare il grave pericolo che si profila per le comunità di Gela, Butera, Licata, Palma di Montechiaro ed Agrigento, costituitesi in Coordinamento e per sottolineare la netta contrarietà al progetto presentato dalla Mediterranean Wind off shore relativo alla realizzazione del 1° parco eolico off shore, presso il comune di Butera, a due/tre miglia marine dalla costa del golfo di Gela.

Esso è composto da 38 pali dell’altezza di 140 metri circa dal livello del mare, ed è il primo di tre progetti che, partendo da Gela, si protraggono fino ad Agrigento coinvolgendo anche i comuni sopracitati, per un totale di 309 pali che renderebbero l’area irriconoscibile rispetto alla realtà odierna. Grande allarme vi è tra le comunità interessate che pur non essendo in maniera preconcetta contrarie alle energie rinnovabili, vedrebbero compromesse le loro aspettative in campo turistico, I programmi di “Politica del Territorio”’ dei comuni di Gela, Butera, Licata , Palma di Montechiaro ed Agrigento, sono caratterizzati, e già da parecchio tempo, non di ipotesi ma di certezze di sviluppo economico tramite il settore turistico, (basta guardare i report sui pernottamenti nei nostri villaggi turistici nell’anno in corso ed in quello precedente). Tutto ciò è legato alle peculiari caratteristiche qualitative del mare , delle spiagge e delle testimonianze storico-artistiche che risiedono nel nostro territorio e ciò viene vieppiù avvalorato dal fatto che molte altre iniziative turistico – ricettive, oltre a quelle già esistenti, si stanno per realizzare per mano di importanti e primarie società che


operano nel settore, elevando la ricettività ad oltre 7.000 posti letto e l’occupazione diretta ad oltre 1.000 addetti, oltre a quella dell’indotto.

Va precisato che l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, dal gennaio 2010, ha inserito il tratto di costa in questione nel Piano Regionale Paesistico con livello massimo di tutela, così da non permettere la realizzazione di qualsivoglia opera, anche modificativa dell’esistente,

A Butera, nell’ultimo decennio, sono nati diversi insediamenti turistici che contribuiscono alla crescita di un comparto che sta generando grandi aspettative presso le nostre comunità, al punto da essere inserita, da parte della Regione Siciliana, tra i comuni siciliani ad economia prevalente turistica e città d’arte.

Per quanto attiene l’occupazione, a meno della fase di installazione, che necessita di maestranze particolarmente specializzate, non ci risulta, invece, che i parchi eolici in oggetto creino nuovi posti di lavoro.

Vorremmo aggiungere anche che, in fatto di incidenza sui Beni Archeologici, la eventuale realizzazione dei Parchi Eolici non potrebbe non avere che conseguenze disastrose sull’accertato ed alto patrimonio archeologico che il Golfo di Gela rappresenta. E’ stata portata alla luce da poco più di un anno un veliero greco-arcaico del 500 a.c. che a 800 m dalla costa fu colto da una tempesta a poca distanza dall’emporio del bosco Littorio di Gela; lo stesso era carico di merce che oggi costituisce un notevole patrimonio archeologico di indubbio valore: Vasellame a vernice nera, n° 2 “Askoi” intatti a figure rosse, coppe, lucerne, ceramiche di fattura greca. Lo stesso veliero, unitamente al carico, sono stati trasportati presso il laboratorio inglese Mary Rose Archeological Services, per un opportuno restauro prima di essere restituiti alla fruizione del pubblico presso un apposito museo che si realizzerà a Gela. Mentre tutto ciò avviene, la Regione Sicilia si sta organizzando per un ulteriore recupero di una seconda nave nella stessa zona. Non bastasse tutto ciò, non si può non tenere in considerazione lo spessore e l’importanza della grande stratificazione storico – culturale che questo Golfo rappresenta. E’ in quest’area che fu combattuta nel VII secolo avanti Cristo, secondo lo storico Polibio, la prima guerra punica con 250 navi cartaginesi e 15.000 marinai, 230 navi romane e 97.000 tra soldati e marinai agli ordini del console Attilio Regolo. La più grande battaglia navale dell’antichità fu vinta dai romani, ma sui fondali devono

sicuramente giacere decine e decine di navi che aspettano di essere recuperate. E’ tale l’importanza di detto Golfo che la Soprintendenza del Mare, nel proprio portale informatico, vi annovera ben otto siti di interesse culturale subacqueo.

Nei confronti dell’incidenza sulla fauna migratoria, invece, va tenuto conto, secondo noi, che:

• la Piana di Gela è un IBA (Important Birds Area), identificata con il numero 166 per l’Italia, sottoposta a tutela dall’art.4 della direttiva uccelli, dove sono vietate attività industriali;

• sempre in applicazione della stessa direttiva, il 40% è stata individuata come ZPS (Zona di Protezione Speciale ITA 050012), che una parte di essa si estende sul mare;

• nel formulario della ZPS è evidenziata l’esistenza di una rotta migratoria degli uccelli acquatici;

• per queste peculiarità tale sito ha una rilevanza di interesse internazionale, che negli studi esistenti , sulla rotta di migrazione primaverile dell’avifauna acquatica vengono raccolti in maniera sistematica dati da oltre nove anni;

• negli studi fatti dalla stessa Green Stream per il piano di gestione del SIC ITA 050001 è confermata l’importanza strategica a livello internazionale della Piana di Gela per la migrazione degli uccelli acquatici;

• il regolamento sull’eolico, (Decreto 10 settembre 2003. Direttive per l’emissione dei provvedimenti relativi ai progetti per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento), vieta l’installazione di impianti eolici off shore: “Sono da considerarsi zone escluse, nelle quali non è consentita l’installazione di impianti off shore di qualsiasi potenzialità nella loro totalità (torri,

fondazioni, e cavi sottomarini) omissis – nei corridoi migratori

di specie aviarie selvatiche o protette'”. La rotta migratoria degli uccelli acquatici transita lungo le coste marine della Sicilia meridionale e parte attraversa il Golfo di Gela in due punti. Una parte del corridoio attraversa l’area a sud da ovest ad est, senza entrare all’interno del golfo; una parte vi staziona per poi entrare ed attraversare la Piana di Gela da sud-ovest con direzione verso nord-

nord est, essendo la Pianura un collo di bottiglia che collega la Piana di Gela con la Piana di Catania.

Per tali motivi l’installazione di qualsiasi centrale eolica su questi territori o nel golfo marino di Gela, va a violare le norme comunitarie , le norme nazionali, le norme regionali e gli accordi internazionali AEWAi legge del 6 febbraio del 2006). I suddetti accordi proteggono 235 specie dell’avifauna legate ecologicamente alle zone umide, in particolare, in Africa e nell’Euroasia. La Convenzione esige soprattutto misure coordinate per conseguire e mantenere uno stato di conservazione favorevole delle specie di uccelli acquatici che utilizzano i corridoi migratori afro-euroasiatici come quello presente nel Golfo di Gela. In un contesto così invasivo, per garantire adeguate condizioni di sosta per quantitativi ingenti di migratori ed ottemperare agli obblighi derivanti dall’ accordo internazionale AEWA (African Eurasian Waterbird Agreement), stipulato ai sensi della Convenzione di Bonn, non è sufficiente tutelare poche centinaia di ettari di zone umide, ma occorre prevedere ampie areee di protezione estese all’intera fascia costiera meridionale, alle due pianure maggiori, alle zone umide minori e agli invasi dell’interno, creando un vero e proprio sistema di rete, proteggendo numerosi biotipo distanziati tra loro, ma strettamente interconnessi funzionalmente. Concludendo è possibile affermare che anche incidenti casuali su una rotta migratoria come il Golfo di Gela e la sua Pianura, porterebbero queste specie di uccelli ad un sicuro declino in Europa. Ciò rappresenta un esempio di rischio potenziale che la presenza di questi impianti comporterebbe.

Ad ulteriore conferma di quanto detto, Licata con D.D.G. n° 35/55 da parte dell’ Assessorato Regionale della Cooperazione, del Commercio, dell’Artigianato e della Pesca, ha avuto assegnato il riconoscimento di “Comune ad economia prevalente turistica e città d’Arte”. Non bastasse ciò, rammentiamo che Licata è un notevole centro marinaro, con una flotta di poco più di 120 imbarcazioni pescherecce che hanno un equipaggio medio di 3 – 4 marinai per un totale di 400 occupati diretti, oltre a quelli indotti sulle attività di rivendita e soprattutto sui trasporti e sull’ittico- conserviero. Ora se consideriamo che il settore soffre già di una crisi legata al caro gasolio, alla presenza di alghe che compromettono la quantità del prodotto pescato ed alla presenza di pesce importato a più basso prezzo, rilevato che detti parchi abbisognano di una superficie di oltre 100 Km quadrati proprio dove

oggi le barche vanno a pescare, è facile immaginare quali potrebbero essere le conseguenze, tutte negative, per il settore in esame.

Per quanto riguarda Palma di Montechiaro, oltre a diversi insediamenti turistici esistenti, la costa del territorio è stata definita “sito di interesse comunitario”’ (SIC). Questo Comune fa parte del PIST -Sicilia Centromeridionale, la cui programmazione prevede, attraverso la linea d’intervento 3.3.2.5. del P.O. FERS 2007 – 2013 la richiesta di finanziamento, già avviata, per la realizzazione del porticciolo turistico e di diverse strutture alberghiere ricettive.

Di Agrigento, peraltro riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, non dobbiamo aggiungere nulla che non sia già conosciuto, per la pregevolezza dei propri monumenti, i templi, che sono testimonianza imperitura di antiche civiltà, oggi meta di flussi turistici tra i più importanti nel nostro Paese.

Inoltre, esaminando il problema dal punto di vista puramente tecnico, il P.E.A.R.S. (Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano), in maniera chiara e tecnicamente inoppugnabile, ci rappresenta una condizione di forte criticità, sia nel campo della produzione di energia elettrica, perché manca di centrali di punta, che per quanto attiene la trasmissione ed il vettoriamento, perché le reti elettriche, sia a 220 Kv che a 380 Kv, non sono complete, ne chiuse ad anello. Ciò genera una bassa qualità del servizio ed un profilo di tensione elettrica poco stabile e una rigidità che oggi renderebbe complicata l’immissione in rete di energia proveniente da eolico, che di suo, ha caratteristiche non molto compatibili e troppo discontinue e troppo poco affidabili per le condizioni della rete che mal si concilierebbero con i target di affidabilità e sicurezza della rete stessa. Recita inoltre, il Piano Regionale, che occorre favorire il graduale passaggio da un sistema di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili centralizzato ad un modello di produzione e distribuzione decentrato, e i nostri sono mega parchi eolici che mal si conciliano con quanto appena detto. Inoltre ed ancora per parecchi anni, l’elettrodotto Sicilia – Calabria rimane un collo di bottiglia poiché l’energia elettrica che la Sicilia produce è ben superiore a quella che consuma e quell’elettrodotto è al suo massimo consentito e non consentirebbe ulteriori sovraccarichi. Insomma vi è il fondato rischio che si realizzerebbero tre parchi eolici ma non si potrebbe immettere la energia prodotta in rete per le carenze sopra evidenziate, alla pari di quanto già accade per altri analoghi impianti.

Dato l’elevato numero di progetti per la realizzazione di parchi eolici in Sicilia è significativo citare cosa recita in proposito il P.E.A.R.S.

“Mentre si noia da un lato la vivacità del settore, occorre considerare che le criticità maggiori sono anzitutto, al momento, d’ordine fisico per carenze della rete elettrica che non è idonea a recepire la predetta potenzialità di produzione, dall ‘altro lato i numeri relativi alle potenze per cui è in corso l’iter per le autorizzazioni sono allarmanti. Occorre che l’Amministrazione Regionale, pur rispettando i limiti dell’ U.E., pensi con attenzione alla regolamentazione della possibile ubicazione degli impianti nel territorio. Vanno individuate delle aree possibili (non certo solo per la ventosità) in ordine alla collocazione territoriale idonea per lo sviluppo sostenibile del territorio, senza che vengano compromessi gli altri aspetti della vivibilità ambientale. Ciò può farsi. Occorrono idonei strumenti: un piano ben chiaro e definito per lo sfruttamento della fonte eolica (sia on shore che nel vicino offshore ). Occorrono degli strumenti legislativi adeguati per disciplinare le richieste per la realizzazione degli impianti eolici. “

Per opporsi alla realizzazione di questi tre parchi eolici si è formato un Coordinamento composto dai comuni di Agrigento, Palma di Montechiaro, Licata, Butera, e Gela oltre che dalle province regionali di Agrigento e Caltanissetta che insieme assommano una popolazione residente di ben 729.530, dato rilevato dal censimento della popolazione del 31 dicembre 2007 ed un tratto costiero, tra i più pregevoli della Sicilia di circa 80 chilometri di spiagge e dune, che verrebbe totalmente deturpato dalla realizzazione dei suddetti parchi.

Pertanto, alla luce delle motivazioni sopra addotte, il Coordinamento chiede, a codesta Onorevole Presidenza del Consiglio dei Ministri, di riconsiderare le valutazioni della Commissione, ritirando 1′ assenso al primo parco eolico e non concedendolo agli altri due, in considerazione dei danni sopra citati che ne deriverebbero alle popolazioni interessate e per non gravare sulle già provate economie interessate da percentuali di disoccupazione non immaginabili e di disagio sociale al limite della sopportabilità, anche per evitare possibili e non remote ripercussioni sull’ordine pubblico, accogliendo positivamente questa nostra richiesta.