Il Web si caratterizza anche per il particolare rapporto che si instaura tra chi gestisce un sito giornalistico e chi ha la possibilità d’intervenire tramite i commenti sui forum aperti.
L’utente, infatti, non è più semplice e mero fruitore, bensì è anche un creatore di contenuti.
Il contenuto della nostra testata giornalistica, ad esempio, è costituito tanto dagli articoli di cronaca, politica, sport, costume e società ed eventi quanto dai commenti dei visitatori.
Dal punto di vista pratico questo è un concetto talmente banale da non necessitare di nessuna spiegazione ulteriore.
Dal punto di vista legale, invece, la questione non è così scontata. Il problema che più volte si è presentato è quello di stabilire chi è responsabile per gli eventuali commenti diffamatori inseriti in un portale d’informazione.
Da premettere che, nel caso di Canicattiweb.com, tutti i commenti sono filtrati e che la libertà di espressione non deve essere limitata da qualcuno che magari ha poca autoironia o peggio ancora la coda di paglia.
Detto questo spiego come funziona dal punto di vista legale un’ eventuale contestazione dei commenti inseriti. In prima battuta sarà chiamato a rispondere penalmente chi ha materialmente scritto i commenti offensivi, sempre rintracciabile anche se si firma con pseudonimi di fantasia.
Su Internet, infatti, si applicano le norme del Codice penale, e l’anonimato non esiste anche se molti internauti sembrano non rendersene conto.
Ma chi gestisce la testata e il suo direttore sono in qualche modo responsabili dei commenti che vengono postati da altre persone?
La materia era controversa ma non è nuova nei tribunali italiani. Nel caso in cui venga pubblicato su di un giornale un articolo diffamante, il direttore ne risponde, a titolo di colpa, che consiste nel mancato esercizio sul contenuto della rivista del controllo necessario ad impedire che con il mezzo della pubblicazione vengano commessi reati.
Ma sui commenti non viene applicata tale normativa poiché non possono intendersi come “articoli di giornali”.
A scanso di equivoci voglio far presente a tutti i nostri lettori che i commenti offensivi sono sempre censurati poiché la redazione ha il controllo totale su ciò che arriva nei nostri server e non ha mai permesso di ledere la dignità personale di nessuno.
A dimostrazione di ciò, nel nostro server sono custoditi più di 734 commenti, su circa 9000, che non sono stati resi pubblici a causa di contenuti diffamatori.
A qualcuno magari potrebbe dar fastidio sentirsi criticato ma in democrazia questo è normale non si può tirar fuori la scusa dell’offesa per cercare di limitare la libertà di espressione.
Ribadisco che il sottoscritto, in qualità di direttore responsabile, ha sempre impedito la pubblicazione di commenti ritenuti offensivi.
La sentenza n. 10535 del 11 dicembre 2008 della Cassazione, stabilisce che : “Gli interventi dei partecipanti ai forum non possono essere fatti rientrare nell’ambito della nozione di stampa, neppure nel significato più esteso ricavabile dalla L. 7 marzo 2001, n. 62, art. 1, che ha esteso l’applicabilità delle disposizioni di cui alla L. 8 febbraio 1948, n. 47, art. 2 (legge sulla stampa) al “prodotto editoriale”, stabilendo che per tale, ai fini della legge stessa, deve intendersi anche il “prodotto realizzato… su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico”.
Inoltre, il direttore di un giornale web non risponde di omesso controllo infatti una sentenza della cassazione stabilisce che l’art.57 non si applica, perché si riferisce esclusivamente alla carta stampata. il direttore di un giornale on-line risponde di “omesso controllo” in caso di pubblicazioni, sul sito da lui diretto, dai contenuti diffamatori, così come avviene per la carta stampata? La risposta della Corte di Cassazione è no: viene pertanto confermato l’orientamento secondo il quale il reato previsto dall’art. 57 del codice penale, che punisce i direttori per non aver vigilato sul contenuto delle pubblicazioni, non può essere applicato al web perché previsto solo per la carta stampata.
L’articolo 57, spiegano infatti i supremi giudici nella sentenza 35511 “si riferisce specificamente all’informazione diffusa tramite la carta stampata. La lettera della legge è inequivoca e a tale conclusione porta anche l’interpretazione storica della norma”.
Il caso esaminato ha riguardato il direttore della testata ‘Merate online’, condannato dalla Corte d’appello di Milano per omesso controllo in relazione alla pubblicazione di una lettera ritenuta diffamatoria nei confronti dell’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli e di un suo collaboratore. La sentenza è stata annullata dalla Corte di Cassazione proprio perchè “il fatto non costituisce reato” continuando “così qualsiasi tipo di coinvolgimento va escluso per i coordinatori dei blog e dei forum” e per questo anche per “la figura del direttore del giornale diffuso sul web“.
Il semplice fatto che i messaggi e gli interventi siano visionabili da chiunque, o almeno da coloro che si siano registrati nel forum, non fa sì che il forum stesso, che è assimilabile ad un gruppo di discussione, possa essere qualificato come un prodotto editoriale, o come un giornale online, o come una testata giornalistica informatica. Non può farsi derivare che i nuovi mezzi di comunicazione del proprio pensiero (newsletter, blog, forum, newsgroup, mailing list, chat, messaggi istantanei, e così via) possano, tutti in blocco, solo perchè tali, essere inclusi nel concetto di stampa ai sensi dell’art. 21 Cost., comma 3, prescindendo dalle caratteristiche specifiche di ciascuno di essi.
Con tale sentenza, quindi, la Cassazione dimostra, di aver colto le peculiarità della rete, negando la possibilità di applicare indistintamente ad Internet tutta la normativa in materia di stampa. Spiegato questo, invito tutti i nostri lettori ad essere comunque costruttivi e ad evitare di inserire commenti che sono frutto di screzi personali o vicende che hanno scarsa rilevanza con l’analisi delle problematiche locali.
Grazie per l’attenzione.
Davide Difazio, direttore responsabile.