Bersani è in vantaggio su Renzi con una forbice di voti tra il 53 e il 57 percento; la forbice del sindaco di Firenze si attesta invece tra il 43 e il 47 percento. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà, su Rai Tre. Un quadro, questo, che però potrebbe essere suscettibile a variazioni significative, come spiega Roberto Weber, presidente dell’Swg: “Il dato tiene conto dei votanti al primo turno. Ma 100-200 mila elettori nuovi potranno fare la differenza”.
Cosa faranno al ballottaggio gli elettori degli altri candidati alle primarie? Più della metà degli elettori di Nichi Vendola (57%) voterà Bersani, il 15 percento voterà per Renzi e il 28 percento non andrà a votare. Esprimerà la preferenza per il segretario del Pd anche il 47 percento dei sostenitori di Laura Puppato e il 25 percento di quelli di Bruno Tabacci. Oltre la metà dei sostenitori dell’assessore al Bilancio di Milano però non andrà a votare (61%).
Al di là dell’esito del ballottaggio comunque, un ‘ticket’ tra i due contendenti piace a una quota significativa di italiani. L’ipotesi di Bersani premier con Renzi vice è gradita al 30 percento dell’elettorato, percentuale che comprende – a differenza delle intenzioni di voto dei singoli partiti – anche indecisi e astenuti (questo significa che, potenzialmente, vale più del 30 percento che la stessa Swg questa settimana attribuisce al Pd). Se invece si immagina Renzi premier e Bersani vice, il gradimento raggiunge il 33 percento. Diversa la quota di gradimento tra i soli elettori alle primarie.
Le agenzie di stampa battono notizie su notizie legate al ballottaggio di domenica, Bersani versus Renzi, per decidere la leadership del centrosinistra. E gli ultimi dispacci spiegano che al quartier generale renziano in questo rush finale sarebbero preoccupati per il dato siciliano. Perché al primo turno l’Isola ha incoronato Bersani e bocciato il sindaco fiorentino. Vero, questo dicono i dati di otto province.
Poi c’è la nona, Ragusa, che è diventata l’isola felice, ma dei renziani stavolta. Che hanno vinto a Modica, hanno vinto a Pozzallo, a Scicli e a Ispica, hanno ceduto per 5 voti a Ragusa e per un’altra manciata di consensi a Vittoria. Normale chiedersi com’è che va ‘sta storia. Che cosa si nasconde dietro Ragusa provincia di Firenze, oppure Ragusa uguale Toscana uguale Umbria, le aree dove il Renzi ha sgambettato il segretario? Domande che ieri pomeriggio a Caltanissetta i coordinatori regionali dei comitati per Renzi, da Davide Faraone a Giacomo D’Arrigo, hanno fatto ai ragusani, arrivati qui con quel bottino e con rosee prospettive.
Allora, chiediamo al coordinatore ragusano e ibleo, Mario D’asta, che fa parte della direzione provinciale del Pd, come avete fatto? «Abbiamo lavorato nel territorio, con comitati sorti in molti centri, da Ragusa a Comiso, da Scicli a Vittoria, dovunque, anche in centri più piccoli. E nonostante avessimo contro ex senatori, ex sindaci, deputati regionali, tanti dirigenti del partito, abbiamo ottenuto un risultato straordinario. A Ragusa abbiamo perduto per soli 5 voti, ma abbiamo vinto in molti altri comuni. Perché? Perché è passato il messaggio del rinnovamento, del cambiamento, del cambio di marcia, oltre che generazionale».
Matteo Renzi primo a Modica, per esempio, dove quasi tutto il Pd appoggiava la Puppato. Graziano Blando, coordinatore del comitati per Renzi, è molto sereno, non canta vittoria, anche perché sta lavorando, con le altre 18 persone del comitato, per il ballottaggio. «Credo che la gente abbia fatto una valutazione complessiva della situazione politica e del governo della città, scegliendo, alla fine, quella che è sembrata una strada alternativa rispetto a quel che si è visto sino ad ora. Non è stato merito del comitato, non tutto, diciamo la verità. Noi abbiamo cercato di dare un valore aggiunto alla campagna, ma i modicani hanno mostrato grande sensibilità e grande attenzione direi a prescindere».
Giacomo D’Arrigo è uno dei responsabili dei comitati siciliani ed è tra i più vicini a Matteo Renzi. E offre una ulteriore chiave di lettura di questo risultato positivo per il sindaco di Firenze: «Ragusa e la provincia iblea, nonostante la crisi generale, restano aree dove c’è ancora un tessuto produttivo positivo, una forte vivacità economica. Io penso che molti protagonisti di questo attivismo imprenditoriale hanno captato l’importanza delle proposte di Matteo anche nel campo del lavoro. E lo hanno votato».
Certo, per vincere la Sicilia, che è poi un chiodo fisso di tutti ed in tutte le elezioni se ci fate caso, non basta Ragusa a Renzi. Ma i comitati sembrano non confidare solo sull’isola iblea, ma puntano a strappare risultati a sorpresa qua e là. Per esempio a Messina, seconda città per voti assoluti a Renzi, dopo Palermo, che forma con Siracusa e Ragusa un triangolo su cui i renziani contano parecchio. Passando da Taormina, dicono pure, dove Renzi è arrivato al 42%. Mentre a Catania, dove tutto il partito sta con Bersani, il comitato per sfondare ha arruolato molti docenti.
«La nostra forza – aggiunge D’Asta – sta nel fatto che qui a Ragusa molta gente che ha espresso un voto di protesta, con quel 28% preso dal M5S, e alle Primarie ha voluto esprimere un voto di cambiamento, di costruzione di un nuovo progetto. So di parecchi elettori che hanno scelto Grillo e Renzi alle Primarie». A due giorni dal voto a Firenze, intanto, il comitato del sindaco valuta se c’è ancora il tempo per un blitz di Renzi in Sicilia. Lo stabiliranno nelle prossime ore e intanto confidano sull’effetto Ragusa.