chi-votaLa campagna elettorale ha acceso i motori, ma la macchina ancora non si muove dal parcheggio. Poche le certezze, tanti gli incerti. Candidati incerti, che dicono di candidarsi, ma che sappiamo bene che all’ultimo momento faranno il famoso “ passo indietro” . C’è chi augura loro che ci sia dietro un precipizio, altri invece sono pronti a prenderli in braccio tra le loro file. Siamo in una fase di riscaldamento, i saluti si sprecano e i caffè pagati decuplicano. Ma facciamo un discorso inverso; non chiediamoci chi votare, ma chiediamoci “chi vota chi” . Proviamo a tracciare diversi identikit di elettore. Non lo faremo in ordine di importanza, ma così come ci viene.

Al primo posto : per la serie “ io lu voto picchi saluta” vi è l’elettore in cerca di affetto. Una sorta “ si è accorto di me” . Lo si riconosce per come risponde al saluto che se seguito anche con uno scambio di battute e pronto a cimentarsi in una mini campagna elettorale in famiglia e tra gli amici.


Al secondo posto : “ chiddru ca avi i voti” . E’ l’elettore a cui si riconosce la capacità di conteggiare quanti su sua indicazione voterebbero questo o quel candidato. Perché vi starete chiedendo? Non lo so. Mistero della fede, direbbe un cattolico impegnato in politica.

Al terzo posto: “ chi c’è pi mia?” che tradotto in lingua dotta è il classico elettore modello “ do ut des”. Questo elettore ha la consapevolezza del valore del suo voto e avendo giocato da piccolo a Monopoli, lo vuole scambiare con qualcosa. In questo gioco mancano i dadi

Al quarto posto: “ chiddu ca ioca cu du mazza di carti” che non è un croupier ma è un prudente, osserva i candidati, e come il velista Soldini , va dove lo porta il vento. Quando gioca alla roulette punta sempre sul bianco o sul nero, però pochi secondi prima che il croupier chiude il gioco.

Al quinto posto: “ iu aiu sempri vutatu pi chiddru”. I cosi detti fedeli. Non interessa cosa “chiddru” abbia fatto o come abbia utilizzato il suo voto in precedenti elezioni. E’ un fedele a prescindere. Per lui è quasi un fatto scaramantico. Non sia mai “ca nzamasignuri cancia quacchi cosa…” segue anche “ megliu u vecchiu canusciutu ca u novu a canusciri”

Al sesto posto: “ io voto il meno peggio” . Quando dice questa frase solitamente si stringe il naso con tra il pollice e l’indice, per sottolineare che voterebbe col naso otturato… come quando prendi  un cucchiaio di olio di ricino. Segue: “chi bo? Tutti uguali sunnu, chissu mi pari tecchia megliu di lantri”

Al settimo posto: “ voglio vedere il programma”  per la serie vedere moneta, guardare cammello. Poi magari lo leggerebbe come si leggono le clausole contrattuali di una polizza assicurativa, però ci tiene a leggerlo, anche per darsi un tono.

All’ottavo posto: “ c’ è macuscinu” E qui dinnanzi alla famiglia ci dobbiamo stoppare. Scusa ma tuo cugino non è analfabeta? Chi manteressa.. sempri mecuscinu è. Il sangue non può tradire.

Al nono posto: “ io voto la persona”. Certo fin quando non è prevista la candidatura di animali è giusto che sia cosi. Comunque chi vota la persona ha sempre qualcosa da aggiungere a proposito della persona; Ah chiddu…. U pausi tu sbota daccussi,  accussi, facendo seguire il rovescio del palmo della mano. Un classico

Al decimo posto: “stavota nun votu pi nuddru”. Per la serie “provate a farmi cambiare idea”. Solitamente va a votare e lo fa di prima mattina all’apertura del seggio elettorale.

All’undicesimo posto: “il vota contro” voto a questo perché  altrimenti c’è il rischio che ci prende quello. E’ un voto a base di odio personale. Mosso da un’antipatia o qualche questione avuta in precedenza. E’ pronto a festeggiare chiunque vinca, l’importante che non vinca il candidato da lui odiato.

Insomma abbiamo provato a fare un identikit  dell’elettore, piuttosto che del candidato. Forse ce ne saremo scordati alcuni, magari ce li potrete suggerire voi. Di sicuro li in mezzo ci siamo quasi tutti, probabilmente anch’io.  

Cesare Sciabarrà