Quando provo a dire che ciò che ci manca è la visione, la prospettiva, la direzione a vantaggio dell’illusione, della menzogna dei magheggi, non dico nulla che non coincida con la realtà. La cosa pubblica è il senso comune, l’amore per la cosa condivisa, la condivisione di un percorso di crescita e di sviluppo che sia la risultante di scelte serie , concrete, fatte da assunzioni di responsabilità.
Partiamo dalla notizia del giorno: “Comuni “ricicloni”, ecco tutti i centri che hanno raggiunto il 65% di differenziata”. Eccoli: Agrigento, Bivona, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cammarata, Casteltermini, Cattolica Eraclea, Grotte, Joppolo Giancaxio, Lucca Sicula, Menfi, Montevago, Naro, Racalmuto, Ribera, Sambuca di Sicilia, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Santa Elisabetta, Santa Margherita di Bèlice, Sant’Angelo Muxaro, Santo Stefano di Quisquina, Sciacca e Villafranca Sicula.
Provate ad indovinare quale comune non rientra in questa lista? Il nostro il comune di Canicattì, il comune con il costo tra più alti tra i comuni siciliani per la raccolta dei rifiuti che non riesce a raggiungere il minimo sindacale di differenziata , che detta così potrebbe sembrare solo una mera classifica di una apparente competizione tra comuni, invece oltre alla soddisfazione morale, al riscontro ambientale vi è anche un riscontro economico.
Infatti il raggiungimento dei parametri imposti dalla Regione prevede dei ristori economici per i comuni virtuosi che si traduce con risparmio in bolletta per i cittadini. Ma siamo troppo impegnati ad andare appresso ai camion con il bitume sopra, mentre un drone sorvola la nostra testa e scroscio di applausi virtuali foraggiano l’ego di taluni che alla pari della pasta per pizza messa a lievitare , triplica di volume.
Ma sarebbe ben poca cosa se ad attenderci tra pochi giorni non ci fosse la dichiarazione di fallimento, bancarotta, dissesto o disastro, fate voi, annunciato nel corso di questi anni dalla Corte dei conti prima, descritto dalla posizione organizzativa n° 3 dell’ufficio finanziario del comune e certificata dal collegio dei revisore dei conti dopo e in ultimo votata da ignari consiglieri che probabilmente ne ignorano la gravita e le conseguenze.
E non è tutto qui. Perché a completare la campagna di narcotizzazione delle coscienze si tocca un tasto che sembra funzionare da sempre: lo stadio. Se non fosse che si guardano bene dal raccontare alla città delle numerose missive di risarcimento danni , che non sappiamo ancora a quante centinaia di migliaia di euro ammontino, da parte della società che aveva vinto il bando di gara emanato dalla precedente amministrazione e poi puntualmente bocciata dalla soprintendenza . Ma guai a dire questo, vedrete gente mettersi le mani alle orecchie e iniziare a gridare come i bambini che non vogliono ascoltare bla blabala balabal balabla.
Ma la domanda che mi pongo da giornalista prima e da consigliere comunale poi è questa: ma sei sicuro che questa comunità voglia conoscere veramente le cose come stanno? Inizio a nutrire forti dubbi e inizio a credere che forse è un loro diritto il diritto di non sapere, di non conoscere, di non chiedere, ma di credere, credere per fede laica a santoni pseudopolitici che con l’imposizione delle mani trasformano una buca in caldo asfalto fumante , e quaranta milioni di euro di voragine in un lago salato dove potersi immergere a fini depurativi..