Un comparto che vale il 5,4% del settore turistico nazionale, con 23 mila imprese, 76 mila addetti e un fatturato di oltre 6,6 miliardi di euro. A fronte di un elevato numero solamente l’1,7% delle imprese siciliane ha un fatturato superiore ai 2 milioni. È proseguita la crescita del traffico crocieristico, che ha beneficiato soprattutto dei risultati del porto di Palermo, giunto a rappresentare il decimo scalo europeo. Sono alcuni dei dati contenuti nello studio di Prometeia sul turismo in Sicilia, presentato a Palermo durante il Forum delle economie dedicato al settore del turismo, organizzato da UniCredit in collaborazione con la Camera di commercio Palermo ed Enna e con Federalberghi Sicilia.
“UniCredit è impegnata a sostenere il settore del turismo in Sicilia; un impegno che si traduce in un supporto bancario concreto e mirato, attraverso un’offerta di prodotti e servizi in grado di rispondere alle esigenze specifiche delle realtà che operano nel comparto, strumenti finanziari e consulenziali per supportare la partecipazione delle imprese ai bandi del Pnrr ma anche percorsi formativi per accrescere la cultura finanziaria e la conoscenza del mercato di riferimento. Tutto questo, facendo leva su una presenza quotidiana e capillare sul territorio siciliano, dove siamo presenti con 204 filiali, 8 aree Retail dedicate ai piccoli operatori economici con fatturato fino a 1 milione di euro e 10 aree corporate per le imprese più strutturate”, ha detto Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit. Secondo i dati preliminari presentati da Regione siciliana nel corso della recente Borsa internazionale del turismo, nel 2023 le presenze sull’isola hanno superato i 16 milioni (+10,8% sul 2022 e +8,9% sul 2019). Un dato migliore di quello medio italiano, dove sia la crescita sul 2022 (+4% circa) che soprattutto la differenza con il 2019 (ancora negativa a livello nazionale), mostrano un tenore completamente diverso. Numeri che traggono soprattutto dal turismo internazionale (+25% sul 2022, avvicinandosi alla soglia del 50% delle presenze complessive) e dalle strutture di accoglienza non alberghiere (+13,5%, ma ancora lontane dal peso che rivestono nella media italiana) la linfa della crescita e contribuiscono a supportare l’ipotesi di un profondo cambiamento della domanda turistica rivolta alla Sicilia.
I risultati avrebbero potuto essere anche migliori senza le diverse chiusure che hanno colpito lo scalo aeroportuale catanese, solo in parte compensate da una maggior attività di Palermo e Trapani, limitando la crescita dei passeggeri aerei a un +10.7% (la metà di quella complessiva nazionale, ma doppia rispetto ad altre regioni del Sud come Sardegna e Puglia), frutto di un +6.5% di quelli italiani e di un +20.6% di quelli esteri (spicca il +115% dei passeggeri extra Ue, che però rappresentano solo il 6% degli arrivi, contro il 21% per gli arrivi complessivi italiani).
È invece proseguita la crescita del traffico crocieristico, che ha beneficiato soprattutto dei risultati del porto di Palermo, giunto a rappresentare il decimo scalo europeo (prossimo a raggiungere il milione di passeggeri), portando la Sicilia a essere la terza regione in Italia (1,9 milioni di passeggeri) e, importante per i prossimi anni, capace grazie alle nuove infrastrutture di aprirsi a crociere con un maggior numero medio di passeggeri. Le basi per poter costruire una nuova florida stagione per il turismo siciliano ci sono tutte, in un contesto internazionale in cui la domanda turistica dopo il Covid sta sperimentando profondi cambiamenti. L’importanza dei canali online, sia per la promozione che per la prenotazione, è molto aumentata e ben fanno sperare gli ottimi piazzamenti della regione nelle ricerche online. Soprattutto nei paesi extraeuropei e di matrice anglosassone, le query rivolte all’isola superano quelle delle altre regioni del Sud, mentre restano gap da colmare in tutta l’Europa “germanica” e in molte regioni italiane.
Sempre legato al canale online è il fenomeno delle piattaforme di prenotazione di alloggi privati, mercato in cui la Sicilia gode già di dotazioni paragonabili o superiori a quelle delle maggiori isole mediterranee e che, dai dati raccolti da Eurostat come statistiche sperimentali, stanno contribuendo a destagionalizzare le presenze turistiche (con un aumento rispetto al 2019 dell’importanza relativa dell’autunno rispetto ad agosto e settembre). La destagionalizzazione resta un nodo cruciale per il futuro del comparto, da attuarsi promuovendo e rafforzando l’offerta per “turismi” diversi da quello marittimo (per forza di cose il più rilevante nell’isola). Le località minori di interesse artistico-culturale, quelle montane (l’isola è quasi un’eccezione nel Sud Italia per la presenza di un numero di posti letto significativo in alloggi di montagna) e le nuove tendenze della domanda turistica (da quella ecologico-rurale, che può far leva sull’elevato numero di produzioni agroalimentari certificate, a quella film-induced, con la presenza di significativi set nazionali e internazionali che ne hanno fatto nel 2023 la seconda regione italiana per produzioni audiovisive di interesse nazionale e internazionale) rappresentano senz’altro ottime frecce all’arco della crescita turistica siciliana.