COMUNE SEDE STORICAGovernare una città  come Canicattì non è di certo facile, poichè per le sue particolari caratteristiche è chiamata a svolgere un ruolo superiore a quello di tante altre aventi analoga consistenza di popolazione.

Chi sarà chiamato a rappresentarla ed a guidarne lo sviluppo si troverà  costantemente incalzato dal maturare di nuove esigenze non sempre fronteggiabili con i mezzi finanziari e culturali a disposizione.

Al nuovo sindaco, che sia Paci o Di Ventura,  chiediamo di intessere rapporti proficui con la rete politica regionale e nazionale  tali da consentire alla città di usufruire di importanti finanziamenti  che consentano di dare una boccata d’ossigeno alla nostra economia.

Il mio editoriale vuole servire da sprone  per portare avanti una coscienza dirigenziale alla quale non deve essere estranea la spinta partecipativa e propositiva della cittadinanza.

Mi piacerebbe  rendere merito a chi si adopera per il bene della collettività ed a tutti coloro che si rendono propositivi con idee che possono elevare il livello di vivibilità della nostra città. E’ chiaro che per risolvere gli atavici problemi che da anni caratterizzano Canicattì ci vuole tempo e passione ma se non si inizia staremo sempre a parlare e scrivere delle stesse cose.

Vorrei invitare chi andrà ad amministrare la nostra città di non chiudersi a riccio ma di ascoltare le proposte che arrivano dall’esterno , non solo le imposizioni politiche , qualora ci siano, di chi  magari la campagna elettorale la gestisce dal sottobosco.

Qualcuno afferma che la politica  è fatta solo ed esclusivamente di compromessi, personalmente credo che se i compromessi  sono messi in atto per avere un fine  pubblico forse ci possono stare ma se servono solamente a  spartizioni   di incarichi  e assessorati allora  lasciamoli da parte. La gente  non è più con le bende sugli occhi, adesso si aggiorna,  cerca di capire  e allora  si diano delle risposte agli elettori.

Non si faccia demagogia. Si parli di cose concrete e fattibili  non di argomenti scontati  che ormai sono  alla portata di tutti.

Oggi la gente prova sconforto e incredulità per lo scempio delle istituzioni che una parte della classe politica nazionale e regionale continua a infliggerci,  come se nulla fosse accaduto.

Spese folli e ingiustificate, feste e festini, sprechi ed elargizioni, consulenze fasulle e contratti agli amici degli amici in forte contrasto con il clima di gravissima crisi che ha portato al suicidio poveri padri di famiglia tartassati da tasse e balzelli inflitti per risanare la situazione economica del Paese. Ma stiamo scherzando? Come si può avere rispetto delle Istituzioni quando le istituzioni sono gestite da persone che non meritano rispetto.

Iniziamo dal basso a mettere in primo piano le esigenze dei cittadini, il nuovo sindaco dimostri di avere a cuore la sua città anche da piccole cose come iniziative sociali a favore delle persone meno abbienti.

Chi sceglie di fare politica non può semplicemente rifugiarsi nella sfera privata o sostenere che le proprie scelte economiche, sociali o relazionali non si riflettono sul proprio agire politico e viceversa. In un momento di così grande difficoltà per centinaia di migliaia di famiglie nessuno si può sottrarre al dovere della sobrietà e della trasparenza.

Bisogna avere coerenza e soprattutto umiltà e rispetto per l’intelligenza degli elettori, non si può chiedere il voto se già a priori con se stessi non si è in pace perché consapevoli che le proprie scelte politiche cozzano fortemente con gli ideali di trasparenza, coerenza e onore.

Se davvero si vuole proporre il cambiamento, bisogna far capire agli elettori quali sono le proposte ma soprattutto bisogna spiegare nel dettaglio come portarle avanti.

 Davide Difazio, direttore editoriale.