Le bellezze del nostro meridione sono famose in tutto il mondo, eppure alcune regioni hanno un potenziale ancora largamente inespresso. È il caso della Calabria, un gioiello ancora grezzo, un territorio da esplorare e soprattutto un tesoro ancora da scoprire.
Rispetto a Sicilia e Puglia, infatti, la regione calabra registra dati sul turismo ancora troppo bassi, che parlano di un numero di arrivi circa 3 volte inferiore. Lo dice il Piano di sviluppo turistico sostenibile presentato al Consiglio Regionale lo scorso febbraio. Un gap storico, una differenza che rischia di essere ogni anno più importante, con statistiche che mettono in evidenza un forte sottodimensionamento della domanda turistica regionale rispetto ai territori limitrofi. Per questo la regione ha deciso di investire oltre 12 milioni di euro per il settore turismo, divisi in interventi di certificazione delle Bandiere Blu, realizzazione di parcheggi pubblici, sostegni alle imprese, viaggi di istruzione.
E una mano per rilanciare il turismo potrebbe arrivare anche da un settore in grande ascesa come quello del gambling. Sì, perché il gioco pubblico può svolgere un ruolo importantissimo nella creazione di mete, nell’ideazione di viaggi e più in generale nell’ottica dell’ospitalità. Lo dimostrano gli esempi di Las Vegas, Macao e Montecarlo oppure, per rimanere in Italia, quelli di Sanremo e Venezia. Città che mostrano come i casinò abbiano ampliato i flussi turistici, grazie a un’offerta che ha integrato spettacoli teatrali, concerti, cultura, architetture iconiche e gastronomia. Questo approccio ha generato un “turismo del gioco“, capace di attrarre visitatori ben oltre gli appassionati di gambling. In Italia sono diverse le regioni che mirano a collegare casinò e turismo, con l’apertura di strutture stagionali in località rinomate. Ed è il caso proprio della Sicilia, che da tempo pensa di riaprire il casinò di Taormina o di aprirne un altro nelle vicinanze di Palermo.
Potrebbe essere questo un nuovo fattore di sviluppo per la Calabria, che intanto dalla sua ha altri due grandi punti a favore. Il primo è quello di essere lontana dall’overtourism, dalle folle di turisti che bloccano spiagge e città. Il secondo è quello di essere una regione low cost. Lo ha spiegato bene questo articolo de Il Messaggero, che parla infatti di prezzi quasi stracciati per ombrellone e lettini: ad Amantea si pagano 10 euro per tutto il giorno nella settimana di Ferragosto, il parcheggio invece costa appena 2 euro, mentre a Coreca ombrellone e lettini costano 15 euro. Niente a che vedere con i prezzi che si trovano in giro per l’Italia e anche in Sicilia, Puglia e Sardegna. È così che il settore turistico è riuscito a riprendersi ad agosto, superando sicuramente gli 8 milioni e 400 mila turisti del 2023. “I conti si faranno a fine stagione – ha spiegato Maria Cristina Gazzaruso – presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria – la sensazione, però, è quella di un forte interesse. Soprattutto ad agosto le strutture sono andate sold out nelle località più note come Tropea, Pizzo, Sibari, Scalea, Diamante e la Riviera dei Cedri”.
Un potenziale incredibile, insomma, che aspetta solo di essere sfruttato a dovere. Per recuperare la distanza con Sicilia e Puglia e rilanciare l’economia di tutta la Calabria.