E’ indubbio che nel nostro sistema giudiziario c’è qualcosa che non va e che
occorre modificare, è impensabile che un tutore dell’ordine per aver
esercitato le proprie peculiarità, debba incorrere in azioni giudiziarie e
disciplinari, tra di loro connesse.
Urge modificare tale aspetto normativo non solo nella norma che obbliga il
giudice inquirente ad iscrivere gli appartenenti delle forze dell’ordine ,
come atto dovuto, nel registro degli indagati, in episodi che li coinvolge
nell’uso legittimo delle armi, specialmente quando, nostro malgrado, un
malvivente perde la vita. A rafforzare questo concetto, oggi
improcrastinabile, serve congiuntamente che il nostro regolamento di
servizio e di disciplina venga adeguato e modificato radicalmente.
Quindi un appello alla parte politica a cui è demandato tale onere di
modifica normativa e parimenti un sollecito al Capo della Polizia che si
faccia interprete della categoria elaborando un processo di modifica delle
due norme senza, ovviamente farsi travolgere dagli eventi, ma che sia
riformata radicalmente e definitivamente racchiudendo le necessarie garanzie
per gli operatori di Polizia e per l’amministrazione a cui è demandato il
compito di applicarle in caso vengano violate.
E’ indispensabile non approvare norme dettate dall’onda dell’emotività che
renderebbero certamente le modifiche non corrispondenti alle concrete
necessità degli operatori di Polizia che ogni giorno quando decidono di
intervenire vengano assaliti dal dubbio della correttezza o meno del proprio
operato.
Oggi non possiamo esimerci dall’esternare la nostra più totale vicinanza e
solidarietà ai colleghi che, malgrado abbiano compiuto in modo eccellente la
propria attività lavorativa, sono obbligati a richiedere l’ausilio di un
avvocato in quanto indagati per omicidio colposo.
Roma,15 giugno 2025
LA SEGRETERIA NAZIONALE