Si chiama magia. È la sensazione che solo poche auto sanno trasmettere. Il mix che le trasforma da normali in magiche è presto detto: è fatto di emozione, prestazioni, eleganza, dinamismo. Bmw Z4 e Mercedes Slk entrano a piedi uniti in questa categoria. È vero, sono avvantaggiate. Sono roadster di alta tecnologia, con il tetto non più in tela ma in metallo, che in un paio di battiti di ciglia sparisce nel baule trasformando quella che era una vettura coupé fino a un attimo prima in una spider. Soprattutto sono belle.
LO STILE – Ognuna ha una sua identità, una sua personalità precisa. Cofano lungo, addirittura lunghissimo, per l’ultima Z4 Roadster, con il doppio rene ancora più alto a dominare una generosa presa d’aria. Fiancata con tagli dinamici che innescano emozionanti giochi di luce. Nuovi i proiettori sdoppiati che coprono anche gli archi dei passaruota anteriori, rendendo il muso ancora più largo, imponente. Le luci bixeno hanno marcate barre luminose per ottenere un doppio effetto: la Roadster è sempre visibile e si riconosce subito come Bmw. La Mercedes Slk punta invece a evidenziare uno stretto legame con la F.1. Spalle muscolose, ruote alte, una dinamica forma a cuneo con cofano motore allungato e coda compatta. Il muso adesso è più appuntito e nella mascherina le due barre cromate orizzontali che partono dalla stella a tre punte ricordano, in scala inferiore, il musetto e gli alettoni di una monoposto di Formula 1.
IN MACCHINA – Sull’ultima Bmw Z4 cresce lo spazio per braccia e gomiti. Ci si sistema sul sedile di guida regolandolo alla perfezione e tutto è lì a portata di dito, tutto rivolto verso il pilota, bello da vedere e facile da usare. Minimalista e funzionale. Sulla Mercedes Slk un po’ meno spazio per le spalle ma i sedili sagomati fanno sentire a proprio agio. Sono in pelle nera con le cinture di sicurezza rosse, come i bordi dei tappetini. I comandi sono semplici così come i due grandi strumenti a orologio che indicano velocità e giri del motore. I motori 489 cv in due, 258 per la Z4, 231 per la Slk, si fanno sentire anche se le caratteristiche di layout sono differenti. Entrambi hanno la stessa cilindrata, 2.996 cc, ma il progetto è diverso: sei cilindri in linea per la Z4 e sei a V per la Slk. A Stoccarda non se ne abbiano a male ma l’impatto è a favore della casa di Monaco. Per poter distribuire bene i pesi, il «lungo» motore della Bmw è stato arretrato verso il guidatore.
IN PISTA – Rigorosamente a tetto scoperto, Z4 e Slk si affrontano in un duello non rusticano sulla pista Pirelli di Vizzola Ticino che sembra un circuito per la Playstation. A parte la mancanza di un lungo rettilineo dove poter toccare velocità elevate c’è tutto: una serie di curve e controcurve con cambi di pendenza. Al volante della Z4 si apprezzano subito i vantaggi del baricentro basso, dei tanti cavalli e di uno sterzo preciso e reattivo e di un assetto da sportcar. L’elettronica si sente e non guasta poiché se si tiene giù il piede del gas basta un po’ di sporco in pista o una giuntura dell’asfalto per far salire l’adrenalina a mille. Con il microchip come angelo custode c’è, inoltre, la possibilità di farsi la Roadster su misura resettando il livello di durezza degli ammortizzatori che può essere regolato su normale, sport e addirittura sport plus. In questa configurazione la Z4 è un mostro che azzanna la strada al punto che a capo scoperto sembra di essere in sella non di un’auto ma di una motogp. Merito del cambio automatico a sei rapporti, quasi un fulmine in tutte le situazioni, anche se non c’è bisogno di andare sempre forte per godersi una spider. Al posto di guida della Slk, invece, non ci si può certo lamentare del suo assetto rigido. Al contrario. Un plus è costituito dal Pack Sport che prevede telaio sportivo e quattro grandi ruote da 18 pollici con pneumatici misti: 225/40 R18 all’anteriore e 245/35 R18 sul posteriore. Nonostante le maxigomme, le sospensioni della Slk riescono ad attutire con maestria le irregolarità dell’asfalto. L’inserimento in curva è rapido e piacevolmente neutrale fatto che, quando ci si prende gusto, invita a spingere con il giusto ritardo sul bordo esterno della curva attraverso l’asse anteriore. Il sei cilindri a V spinge e consente piccole divagazioni fuorigiri, il cambio manuale 6 marce offre alla guida un sapore antico.
IL CONFRONTO – Due gemelle diverse, per dimensioni (la Z4 è più lunga di 24 cm), per potenza (27 cv in più per la vettura di Monaco), per il cambio (manuale, e ci piace molto, sulla Slk, automatico sulla Z4). Eppoi coda stile Brasile per la Slk, abito lungo per la Z4, più dedicata a chi vuol far colpo sulle donne la Slk, un filo più «macha» la Z4. Cos’hanno in comune? Semplice: i prezzi non sono da supercar, ma il divertimento di guida sì.
Paolo Artemi
Fonte: motori.corriere.i